mercoledì 20 dicembre 2017

"Riportare a casa gli elettori"? Casa di chi?

Il titolo dell'intervista di Massimo Franco a Pietro Grasso pubblicata oggi sul Corriere della Sera non è felice. I voti non sono Lassie e l'idea di "riportarli a casa" è irritante, anche perché i voti non appartengono a nessuno. Il linguaggio è molto bersaniano, segue il concetto giudiziario di "appropriazione indebita" con il quale la vecchia "ditta" ha sempre bollato il cambio del gruppo dirigente del Partito Democratico.
L'intervista è interessante da leggere. Segna la prima vera uscita politica del Presidente del Senato in carica, molto più incisiva del generico discorso buonista formulato a Roma il giorno della candidatura.
L'impressione è che Grasso non abbia capito bene su cosa sarà centrata la prossima campagna elettorale. E come si giocherà. La frase che lascia più perplessi è questa:
Lei non è uomo da duelli televisivi duri. Parteciperà ai confronti in tv?
«Mi candido per il Parlamento, non per X Factor. Non mi interessa affascinare, né scontrarmi secondo logiche che non mi appartengono. La mia idea di politica non è la battaglia televisiva ma presentare la soluzione dei problemi. Se è necessario parteciperò ai confronti ma non amo gli scontri. Io voglio partire dai valori di sinistra con un progetto che guardi ben oltre le elezioni».
Come dire: io sono per bene, un ex magistrato retto e probo. I voti li prenderò con queste doti. E tralasciamo il tirare in ballo "la soluzione dei problemi" che sembra francamente una eccessiva deriva di autostima. I voti oggi si prendono con le felpe, con i vaffa, con le sparate sull'Euro e gli immigrati. Si prendono con l'inevitabile esposizione mediatica, con la capacità di sintesi televisiva, con la reattività del confronto social. Grasso dice che l'importante sono "i valori". Auguri.


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