giovedì 16 novembre 2017

COP23, cercasi Italia disperatamente

Ma dov'è l'Italia alla COP23 di Figi a Bonn? Francia, Germania e Gran Bretagna hanno padiglioni fastosi, con una serie continua di eventi, un'accoglienza cordiale, documenti da distribuire, eventi sociali. L'Italia non ha mai avuto un padiglione alle COP, almeno a mia memoria (seguo le conferenze sul clima dal 2007). Ma negli ultimi due anni, Parigi 2015 e Marrakech 2016, gli uffici della delegazione italiana erano aperti. C'erano incontri con i delegati italiani delle ONG e degli enti locali per aggiornamenti sull'andamento dei negoziati. A Marrakech l'Italia aveva allestito una piccola sala riunioni, con una serie di eventi focalizzati sul nostro paese. Invece a Bonn gli spazi della delegazione italiana sono sbarrati. Una porta chiusa e una targa sul muro.
La capacità politica è anche comunicazione, particolarmente in un tema sempre più centrale come i cambiamenti climatici. La presenza italiana qui a Bonn è praticamente impalpabile. Qualche partecipazione a eventi collaterali, come quello organizzato da IRENA dove era presente Francesco La Camera, dirigente di Minambiente. Oggi il ministro Galletti ha fatto la sua comunicazione nel High Level Segment, dove ogni nazione interviene. Ha annunciato una candidatura italiana per la COP26, che si svolgerà nel 2020. Ha detto che l'Italia è in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2020. Ha rivendicato la recente approvazione della Strategia per lo Sviluppo Sostenibile (dove le città e gli enti locali non hanno un ruolo).
Nella delegazione italiana alle conferenze sul clima non ci sono mai stati rappresentanti delle città e delle regioni. Solo funzionari ministeriali, negoziatori, parlamentari, tecnici delle agenzie. Sarebbe davvero ora di cambiare registro.

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