lunedì 20 novembre 2017

Conviene organizzare una COP?

Secondo Ovais Sarmad, vice segretario di UNFCCC, la COP23 di Bonn ha avuto 28.800 presenze tra delegazioni ufficiali, osservatori non governativi e giornalisti. Sono tanti, ma alla COP21 di Parigi 2015 erano quasi quarantamila. Organizzare conferenze di questa dimensione non è uno scherzo, particolarmente con le misure di sicurezza imposte dalla situazione attuale. Parigi 2015, svolta dopo due settimane dal Bataclan, era stata la prima COP ad applicare stringenti controlli agli ingressi. Lo scorso anno a Marrakech le cose erano leggermente più distese, ma a Bonn la Germania ha di nuovo irrigidito tutto. Con la complicazione che le due sedi della conferenza, la Bula zone nel World Conference Center e la Bonn zone in una serie di megapadiglioni allestiti per l'occasione, occupavano un'area di chilometri quadrati, tutta recintata e protetta nel parco urbano lungo il Reno. Centinaia di poliziotti, grande dispiegamento di mezzi, chissà quanti agenti in borghese.
Sistemare tanta gente non è semplice, infatti molti dei delegati alloggiavano a Colonia, 40 minuti di treno, o in altri centri della regione. Il sistema di trasporto pubblico tedesco è molto efficiente e ai delegati era concesso un pass di libero accesso a bus, metro e treni, come a Parigi nel 2015. Dove i trasporti pubblici sono scarsi, come a Marrakech o in altre edizioni precedenti, la logistica era gestita con uno sciame di shuttle bus che raggiungevano (quasi) tutte le zone degli alberghi, almeno quelli convenzionati.
Le COP sono un business o una rottura di scatole? Probabilmente ambedue. Per la Polonia evidentemente è buona la prima, visto che il prossimo anno la conferenza delle Nazioni Unite sul clima si svolgerà a Katowice. Nel giro di dieci anni anni la Polonia ne ospita tre, dopo Poznan 2008 e Varsavia 2013. Un primato bizzarro per uno dei paesi più dipendenti dal carbone e con una delle carbon footprint più alte del pianeta. Insomma, non esattamente un paese leader nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Nella promozione della COP24 i polacchi dichiarano 15.400 alloggi disponibili a Katowice, oltre ad altri 5.500 nel raggio di 35 km e 5.400 a Cracovia, che però dista quasi cento chilometri. Mentre la COP23 di Bonn era concepita come una conferenza di transizione, quella di Katowice sarà più determinante, perché verrano decise le linee guida per la prima verifica degli impegni di Parigi e il percorso degli anni a venire. Quindi è probabile che le presenze dei delegati aumenteranno.
Le sedi degli anni successivi sono ancora da definire. Quella del 2019 è destinata all'America e dovrebbero essere in lizza Argentina, Brasile e Giamaica. Per la COP26 del 2020 hanno avanzato la propria candidatura Italia e Turchia, il ministro Galletti lo ha annunciato nel suo intervento a Bonn. La Turchia allestisce da anni padiglioni sontuosi alle COP, cosa che l'Italia non ha mai fatto. Temo che finirà come per l'Agenzia Europea del Farmaco.

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