martedì 21 giugno 2016

Paolo Berdini è l'assessore all'urbanistica sbagliato per Roma

Dopo la vittoria di Virginia Raggi, in attesa delle nomine per la sua giunta, i cronisti in cerca di anticipazioni sono andati a cercare i soli quattro nomi che Raggi ha fatto prima di essere eletta. Uno di loro è Paolo Berdini (68), che il neosindaco ha indicato come assessore all'urbanistica. E oggi escono due interviste a Berdini sulle edizioni romane di Corriere della Sera e Repubblica.
Berdini è un urbanista del secolo scorso, fermo sostenitore del primato della cosa pubblica nelle trasformazioni urbane. Nel'intervista a Repubblica conferma di essere convinto che "l'amministrazione comunale debba delineare il futuro della città." Al Corriere invece si dichiara uomo di sinistra "da sempre" ma alla domanda su chi sia stato il peggior sindaco di Roma risponde: "Walter Veltroni, senza dubbio. Col Piano regolatore del 2008, gli accordi di programma e le compensazioni, è esplosa la città."
Paolo Berdini pochi mesi fa ha fatto campagna elettorale alle primarie del centrosinistra come assessore in pectore di Mascia e Orso. Gianfranco Mascia poi arrivò sesto e ultimo con lo 0.76 per cento, ma Berdini non si è perso d'animo e ha trovato una nuova sponda nell'universo grillista.



Il sito Roma Fa Schifo, populista ma attento e ben documentato, ha ritrovato dichiarazioni in cui Berdini dice che "Il treno ad Alta Velocità è stato uno scempio che ha cambiato il paese" e che "I No TAV sono preziosi". Secondo Berdini "I nuovi quartieri di grattacieli di Milano sono una vergogna urbanisatica scellerata", la Metro C di Roma non si deve fare, il nuovo stadio è una speculazione. Quanto alle olimpiadi, oggi dichiara a Repubblica che "bisogna capire se davvero questi Giochi rappresentino un futuro per Roma".
I maligni dicono che a Berdini il Piano Regolatore di Roma del 2008 non piace perché avrebbe voluto farlo lui, mentre la scelta ricadde sul team di progettisti coordinato da Giuseppe Campos Venuti e Federico Oliva. Di certo siamo in un epoca di cambiamenti, di trasformazioni urbane rapide e difficilmente governabili (premesso che prevederle, il sogno degli urbanisti del '900, è ormai impossibile). L'urbanistica di Berdini in questo quadro sembra inesorabilmente passé, non solo sotto il profilo ideologico centralista e burocratico, ma per i tempi e le limitazioni che pone alle iniziative, sia pubbliche che private. 
Le città degli anni '10 sono macchine complesse e velocissime, nel loro sviluppo vanno assecondate e non represse, privilegiando l'interesse pubblico con la necessaria alleanza con i settori privati. Il che non significa fare accordi con i "palazzinari", razza in via di estinzione, ma considerare in una sorta di "valutazione di sostenibilità urbana" le ricadute delle trasformazioni urbane in termini economici, sociali e ambientali. Le interazioni necessarie vanno dalla cultura ai servizi sociali, dallo sport al commercio, dall'edilizia popolare alle reti virtuali. Senza dimenticare il nodo centrale della mobilità.
Paolo Berdini, con il suo anacronistico massimalismo e la sua visione novecentesca non sembra una figura adatta a svolgere un ruolo così complesso e delicato. La città di Roma non è un saggio universitario, è un universo che pulsa, cambia e cresce. Virginia Raggi è stata consigliata male.

Nessun commento:

Posta un commento