mercoledì 24 giugno 2015

Cosa hanno in comune Fassina e Civati?

Dalla prima volta che ho visto la copertina di questo libro di Stefano Fassina ho pensato che la foto fosse micidiale, di una tragica, involontaria comicità. Fassina sembra darsi un pugno in bocca da solo, e ha anche la smorfia di chi il cazzotto lo accusa.
Oggi Fassina ha formalizzato la sua uscita dal Partito Democratico. Galeotto fu il testo di legge sulla riforma della scuola, a suo dire. Nella conferenza stampa in cui ha ufficilazzato il suo addio, convocata oggi alla Camera dei Deputati, Fassina ha indicato il percorso che intende seguire e chi saranno i suoi compagni di viaggio. "Il 4 luglio con Civati, Cofferati e Pastorino ci ritroveremo per avviare un percorso politico sui territori, plurale, che possa raccogliere le tante energie che sono andate nell'astensionismo. Vogliamo provare a ricoinvolgerle per una sinistra di governo ma con una agenda alternativa".
Apro una parentesi per ricordare che luglio, per gli atomi della sinistra italiana, sarà un mese cruciale. Sabato 4, come appena scritto, Fassina, Cofferati, Civati e Pastorino faranno qualcosa. Il sabato successivo, l'11 luglio, Sel riunirà la sua assemblea nazionale che, secondo alcuni, potrebbe decretare lo scioglimento del partito e la sua confluenza in un soggetto "altro". Ciccio Ferrara, deputato di Sel, è intervenuto con un articolo sul Manifesto di pochi giorni fa dal titolo "Sciogliamo Sel e allarghiamo il campo, è l'ultima chiamata". Il giorno dopo l'assemblea dei vendoliani, domenica 12, i militanti di Rifondazione e Pcdi, assieme ad altri nostalgici, si riuniranno per ricostruire il partito comunista. Su tutti aleggia sempre la maglia della salute di Landini, con la sua Coalizione Sociale da definire.
Ma cosa unisce gente come Fassina e Civati (per non parlare di Ferrero, presente con entusiasmo domenica alla convention di Possibile)? Niente. Stefano Fassina è un quadro della filiera PC-PDS-DS, allevato all'ombra di Visco e Bersani, fedele allo schema leninista del partito centro di decisioni politiche e istituzionali. Di indole vittimista, ma con qualche debolezza nelle comparsate mediatiche (la foto patinata assieme a Brunetta è diventata la sua tragica icona politica).
Civati è cresciuto politicamente nella sinistra lombarda dell'era Penati, dimostrando indubbie doti di comunicazione e dimestichezza ai nuovi media, ma anche grande narcisismo. Non ha mai governato e non ama ruoli subalterni. Molti di coloro con cui in passato ha collaborato (da Renzi a Taddei, da Serracchiani a Scalfarotto) sono diventati sgraditi e quindi cancellati, rimossi. Al contrario i nemici di un tempo, come Bindi, Bersani e lo stesso Fassina, sono stati riabilitati nel nome della comune causa antirenzista. Dalla sua Civati ha lo zoccolo duro di un fan club adorante, che però in fase di voto dimostra limiti enormi.
Fassina e Civati sono uniti da due sole cose: detestano ambedue Renzi e amano il protagonismo. Del resto tra loro stessi i toni sono stati a lungo piuttosto pesanti. Basta rivedere il filmato qui sotto oppure questo video dell'assemblea nazionale PD di maggio 2013, due anni fa. Quelli di Occupy PD, con in testa la adesso europarlamentare Schlein, anche lei oggi civatamente uscita dal PD ma non dal seggio, sono assieme ad un manipolo di altri civatissimi che aggrediscono verbalmente e dileggiano Fassina. Ma allora il segretario del PD era Epifani, quindi il suo sodale Fassina era un nemico. Oggi Fassina, Schlein e Civati sono felicemente sulla stessa sponda, scambiandosi affettuosità.
Il futuro della sinistra italiana non può essere costruito da mummie politiche come Cofferati, da comunisti nostalgici come Ferrero, da ex movimentisti come Casarini (avvistato domenica scorsa a Possibile), da perdenti come Fassina e Civati. E stupisce come costoro continuino a citare come riferimenti i movimenti di Grecia e Spagna, cresciuti e consolidati su basi assolutamente diverse. Quelli di Fassina e Civati sono dispettucci rancorosi, tutto qui.





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