venerdì 1 maggio 2015

L'Expo, Bocelli e i luoghi comuni dell'Italia

La prima volta che ho incontrato Andrea Bocelli è stato nel 1992, alla presentazione alla stampa dell'album Miserere di Zucchero. Erano anni ricchi per la discografia, e la Polygram organizzò un festone in un castello sulle colline bolognesi. Atmosfera medioevale, tutti gli invitati ricevevano all'ingresso un saio marrone da indossare, stile In nome della rosa. Illuminazione con centinaia di candele, catering sontuoso con vasellame stile monastico. Altri tempi per la musica registrata, davvero. I soldi giravano.
Tra i tanti ospiti c'era anche questo ragazzo con gli occhi chiusi, che girava accompagnato. Più tardi era sul palco per lo showcase di Adelmo con i pezzi del nuovo disco. Nella registrazione di Miserere c'è la voce di Luciano Pavarotti, ma dal vivo il tenore era Andrea Bocelli. Da lì cominciò tutto. Poi la consacrazione arrivò a Sanremo 1995 con Con Te Partirò, scritta da Lucio Quarantotto e Francesco Sartori. Con Te Partirò in seguito diventò in inglese Time To Say Goodbye e in spagnolo Por Ti Volaré. Solo la versione inglese ha venduto oltre 12 milioni di copie.
Da allora Andrea Bocelli ha costruito e consolidato una carriera di grande successo, anche grazie allo scaltro Michele Torpedine, già alle spalle di Zucchero e oggi tra gli artefici del successo de Il Volo.
Per il concerto di apertura dell'Expo avrei preferito altro che Bocelli, che rientra nella classica iconografia spaghetti, pizza e mandolino. Qualcosa di meno stereotipato, di più fresco e innovativo.

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