lunedì 4 novembre 2013

Che noia questa storia delle tessere

Un congresso nazionale rappresenta il climax politico di un partito, questo lo sappiamo tutti. Il momento, insomma, in cui ogni singolo militante, ogni iscritto può contare con il suo voto. Può partecipare attivamente, candidarsi o semplicemente sostenere i suoi preferiti, dal coordinatore di circolo al segretario nazionale.
Per un grande partito come il PD un congresso è uno sforzo organizzativo immenso. La mobilitazione di queste settimane conferma che quando arrivano le scadenze importanti, quando il gioco si fa duro, il Partito Democratico ancora c'è. Si aprono migliaia di sezioni, in ognuna c'è un garante, ci sono i rappresentanti delle mozioni, ci sono soprattutto gli iscritti.
Già, gli iscritti. Al momento della prima fase del congresso del 2009 il PD aveva 820.607 iscritti, come attesta lo screenshot qui sopra del sito del partito, la data è il 28 luglio 2009. Alla fine del 2012 erano circa cinquecentomila. Non dimentichiamo poi che dal 2009 ad oggi molti altri si sono avvicinati al PD. Vogliamo considerare ragionevole che ci siano state ventimila nuove iscrizioni ogni anno? Dopotutto ventimila è una cifra pari solo il 5% degli iscritti, probabilmente il ricambio è stato maggiore. Bene, se accettiamo queste cifre gli iscritti del 2009 che non hanno rinnovato la tessera sono almeno 400mila.
I 400mila persi per strada potrebbero raccontarci ognuno le proprie motivazioni. Perché hanno deciso di non rinnovare la tessera, perché hanno rinunciato al loro impegno. Storie di delusione, di nuove infatuazioni politiche, di cambiamenti e di problemi personali. Ma è lecito supporre che una buona parte di questi iscritti "dormienti" in occasione di un nuovo congresso nazionale senta risvegliarsi la propria passione politica. E riscopra la voglia di partecipare, tesserandosi.
Allo stesso modo è ovvio che molte persone estranee al PD, di fronte ad un congresso in cui la candidatura di Matteo Renzi scuote dalle fondamenta la struttura del partito e i modi di fare politica, vogliano impegnarsi per la prima volta, tesserandosi. Gli altri candidati a loro volta faranno di tutto per aumentare il consenso tra gli iscritti, spingendo i propri sostenitori al tesseramento.
Del resto quando ci si deve tesserare ad un partito, se non in occasione di un congresso? Inevitabile che si sia verificata qualche situazione anomala, che in alcuni casi i tesseramenti siano sospetti, che occorra vigilare con grande attenzione e intervenire dove sia necessario. Non ho una particolare passione per le strutture politiche rigide e il tesseramento. Ma un congresso di partito riservato ai tesserati, come lo statuto del PD prevede che sia in questa fase, porta obbligatoriamente ad un boom di iscrizioni. Deve farlo, altrimenti il partito sarebbe morto. Ogni singolo candidato a coordinatore di circolo romperà le scatole ai parenti, agli amici, ai colleghi di lavoro perché questi si iscrivano e lo votino. Per fortuna. Si chiama partecipazione. Si chiama coinvolgimento. Si chiama democrazia.

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