mercoledì 31 luglio 2013

E non c'è niente da capire

Questa mattina ho letto sul Corriere della Sera l'intervista di Aldo Cazzullo a Francesco De Gregori. L'ho trovata molto interessante e in larga parte condivisibile. L'ho linkata su facebook e segnalata a qualche amico. De Gregori ha una visione piuttosto disillusa del panorama politico nazionale, ma come dargli torto? Malgrado questo dice: "Continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos'è il Pd. Sono convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita. E sono a favore della scuola pubblica, delle pari opportunità, della meritocrazia. Tutto questo sta più nell'orizzonte culturale della sinistra che in quello della destra. Ma secondo lei cos'è oggi la sinistra italiana?"
Mi sembra un ragionamento ineccepibile. Poi dichiara di avere votato Monti alla Camera e PD al Senato. Non lo trovo scandaloso per un intellettuale di 62 anni. Io Monti non lo voterei nemmeno sotto tortura, ma lo hanno fatto persone che stimo come Marco Simoni. E ancora lancia una frecciata ai comitati, citando i No Tav, e al sindacato, che definisce "di vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità". E aggiunge: "Ringrazio Dio che non si sia fatto un governo con Grillo e magari un referendum per uscire dall'euro".
L'intervista, chi non la avesse letta, può recuperarla nel link. Poi sono venute le reazioni. Molte negative, anche da amici in gamba come Francesco Nicodemo che su fb scrive:"A canzoni non si fanno rivoluzioni. Figuriamoci se la strada ce la può indicare un cantautore con un'intervista al giornale della sera".
In serata arriva anche un commento da Pippo Civati, ovviamente sul suo blog. A Pippo l'intervista non è piaciuta. Ma lo scrive con un livore insolito. Arrivando a dire che quanto sostiene De Gregori "Berlusconi lo dice meglio".
Io conosco un po' Francesco De Gregori, ci siamo visti. Una volta gli ho fatto una bella intervista. E' una persona schiva, ma molto attenta. Si ascolta sempre con molto piacere. E sa ascoltare. Ne ha viste di ogni, come direbbe Nicole Minetti. Nell'aprile 1976, al Palalido di Milano, fu sottoposto ad un vero processo popolare da parte di un gruppo di "autoriduttori" che interruppe il suo concerto. Quell'episodio, e quello al concerto di Santana al Vigorelli l'anno successivo, di fatto bloccarono per un decennio la musica dal vivo in Italia. Questo Pippo Civati non può saperlo, perché nel 1976 aveva un anno. Ma può servire a capire perché De Gregori non ha timore di avere "nemici a sinistra" e sa di "averli sempre avuti e di non essersene mai occupato", come dice nell'intervista di oggi.
Leggiamola bene l'intervista, trascritta tra l'altro da un giornalista bravo ma affatto concessivo come Cazzullo. Cerchiamo di trovare stimoli e criticità nelle parole di un artista che ha regalato con noblesse canzoni come "La storia siamo noi" ad eventi della sinistra che davvero non le meritavano. La sintesi la lascio al post su facebook del mio amico scrittore Michele Monina.

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