domenica 23 settembre 2012

Derogabile? No grazie

La corrente di Rosi Bindi si chiama Democratici Davvero, casomai qualcuno pensasse che ci siano democratici per finta. E si è riunita questo fine settimana a Milano Marittima, per decidere cosa fare nelle prossime primarie del PD. Il titolo dell'incontro era Custodire le differenze, unire l'Italia. La custodia delle differenze è già un tema bizzarro, ma passiamo all'argomento centrale: le primarie. Al termine del summit, che si è concluso stamattina con una intervista di Giovanni Anversa a Rosi Bindi, sul sito di Democratici Davvero è stato pubblicato un documento dal titolo Democratici Davvero verso le primarie che fa rabbrividire. Dopo un lungo pistolotto in cui si spiega perché si è stati dalla parte di Bersani e cosa si è fatto e non fatto arriva la frase cruciale che recita  "Il nostro sostegno a Bersani è collegato a precise condizioni e l'intensità della nostra partecipazione alle primarie dipenderà dalla loro realizzazione". Ipse dixit Rosabinda.
Il concetto di "intensità" applicato alla partecipazione politica e modulato da "precise condizioni" non è altro che un ricatto stile vecchia politica, che condiziona "l'intensità" del consenso al numero di deroghe, incarichi di governo, posti cruciali, ecc. Una brutta cosa, un mercimonio che francamente nessuno vorrebbe pubblicare o rivendicare. Per di più in tempi di antipolitica, di scandali, di rifiuto dei partiti, di domanda di  cambiamento.
Ma Rosabinda invece lo fa. La pubblica e la rivendica. Da presidente del Partito Democratico detta le condizioni a Bersani: ti sostengo "a precise condizioni" scrive. E con lei i suoi e le sue sodali, anche loro non derogabili. Roba da vomitare. Questa donna non merita una deroga, merita di andare a casa.

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