mercoledì 18 luglio 2012

Quanti rovesci sui diritti nel PD

L'assemblea nazionale del PD di sabato scorso è finita male, per colpa della gestione dispotica della presidente Rosabinda. Il dibattito che ne è seguito ha ovviamente peggiorato la situazione, perché il racconto dei presenti e i video di YouDem hanno dimostrato quanta strada deve ancora fare questo partito.
Temi scottanti i diritti civili e la democrazia interna, riferita in particolare alle primarie per premier e parlamentari e al limite dei mandati per gli eletti. Sulla questione dei diritti il PD aveva messo al lavoro una commissione, costituita in occasione di una precedente assemblea per neutralizzare il voto su una mozione presentata da Marino, Gozi, Concia, Scalfarotto, Meta, io e altri. La commissione ha prodotto un documento paludoso e contorto, che Luca Telese commenta amaramente. Alcuni componenti la commissione hanno presentato un documento integrativo che Bindi ha liquidato come "una sorta di contributo". "Credo che il documento debba essere tenuto conto, preso in seria considerazione, magari insieme ad altri" è la testuale trascrizione di Bindi dal filmato di YouDem (minuto 17:00, più o meno). Le modalità di votazione le descrive bene Samuele Agostini: più o meno 150 favorevoli (che la direzione non ha voluto contare), 60 astenuti (anche questo dato non è stato comunicato) e 38 contrari. Tra questi anche chi scrive. Questi numeri conviene darli di nuovo perché Rosabinda continua ad agitarsi e solo un'ora fa ha scritto su twitter quello che vedete sopra: 700 persone avevano approvato il suo testo. Sì, ciao.
Il "plebiscito" ha avuto come seguito il gesto antidemocratico della presidenza di non mettere al voto due ordini del giorno presentati sul tema dei matrimoni gay e delle coppie di fatto, giudicati "preclusi" dall'approvazione del testo della commissione.

Sul tema della democrazia interna erano stati presentati tre ordini del giorno. Uno sulle primarie per il premier, uno sulle primarie per i parlamentari, uno sul limite dei tre mandati parlamentari.
Gli ordini del giorno sono stati presentati da Salvatore Vassallo (che ha scritto lo statuto del PD), Sandro Gozi, Pippo Civati e altri tra cui io. In questo caso la presidenza ha operato in modo davvero imbarazzante.
I tre OdG erano stati pubblicati da giorni. In sede di assemblea, senza preavviso, la presidenza ha presentato un ordine del giorno sul tema. Il testo non è stato diffuso. Lo ha letto frettolosamente Sereni, vicepresidente.
Ordine del giorno annacquato e vago. Messo al voto. Io e altri ci siamo astenuti.
Dopo questo voto la presidente Bindi ha detto che gli altri ordini del giorno erano "preclusi" perche si era già deliberato nel merito. Se questo principio passa, ogni volta che viene presentato un ordine del giorno la presidenza lo neutralizza redigendone un altro in diminutio che lo supera e preclude. 

Salvatore Vassallo, che non è certo un estremista, spiega bene le ragioni e i diritti dei promotori delle mozioni in questo video, che alla fine vede Bindi liquidare tutto senza accettare interlocuzioni.
Brutte figure, tanto che voci di corridoio parlano di un Bersani molto teso e scontento per la conduzione dell'assemblea. Ieri sul sito del PD il documento integrativo sui diritti era dato come approvato, con sotto una valanga di firme di parlamentari, presidenti e consiglieri regionali, membri della direzione e dell'assemblea nazionale, compresa la mia. Oggi le firme erano sparite, restavano solo i sette promotori Angiolini Concia Corsini Cuperlo Mancina Marino Pollastrini "più altri".
E Rosabinda twitta, twitta...

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