giovedì 15 luglio 2010

Facciamo 30 e non se ne parla più

Il nuovo segretario di stato inglese per l'energia e i cambiamenti climatici è il liberaldemocratico Chris Huhne (foto).
Sul Financial Times di oggi Huhne firma assieme ai suoli colleghi francese e tedesco Jean-Louis Borloo e Norbert Röttgen un intervento che illustra i benefici che avrebbe l'economia europea se l'obiettivo di riduzione di CO2 passasse dal 20 al 30%. Questo non solo per motivi ambientali, ma perché rappresenterebbe una grande opportunità economica visto che "l'Europa non è sola e la corsa verso un'economia a basso tenore di carbonio è già cominciata. I concorrenti economici dell'Europa non stanno a guardare" scrivono i ministri dei tre paesi più potenti del continente.
Huhne, Borloo e Röttgen ricordano come la crisi economica abbia già ridotto le emissioni europee del 11% e di conseguenza il prezzo del carbonio sia crollato, rendendo molto meno conveniente investire in energie alternative e in nuove tecnologie a basso consumo. Nell'intervento vengono elencati anche i dati economici che Sostenibilitalia aveva già riportato: i consumi ridotti dalla crisi hanno ridimensionato di un terzo l'investimento economico previsto per raggiungere la riduzione del 20% entro il 2020, da 70 a 48 miliardi di Euro. Partendo da queste nuove basi l'aumento al 30% costerebbe solo 11 miliardi, ovvero meno dello 0,1% del PIL europeo. Se invece resteremo bloccati all'obiettivo del 20% - aggiungono i ministri - perderemo la competizione contro paesi come Cina, Giappone e Stati Uniti, che stanno investendo in modo massiccio nella green economy.
L'intervento non era atteso e ha colto di sorpresa i media e il mondo politico, vista la cautela con cui Francia e Germania si erano mosse finora. La Gran Bretagna aveva sempre puntato all'obiettivo del 30% di riduzione, ma il passaggio del governo dai socialisti alla coalizione di conservatori e liberali avrebbe potuto modificare la posizione di Londra. Invece i tre grandi governi di destra d'Europa rilanciano, innescando un meccanismo che avrà effetti importanti sui negoziati verso la COP 16 di Cancun e naturalmente sulla posizione degli altri paesi europei.
Le precedenti proposte di elevare il tetto europeo di riduzione delle emissioni al 30%, sostenute principalmente da Regno Unito e Spagna, avevano trovato reazioni tiepide dagli altri grandi e ferma opposizione da parte dell'Italia. All'ultimo Consiglio Europeo dei ministri dell'ambiente, dove Francia e Germania avevano fatto le prime convinte aperture verso il 30%, la ministra invisibile dell'ambiente Stefania Prestigiacomo aveva chiesto ai colleghi di ragionare ''in maniera legata alla realtà'' e a non scrivere ''libri di sogni''.Facciamo sempre la nostra figura, non c'è che dire.