giovedì 3 settembre 2009

La crisi delle bollicine

Quando la crisi avanza la voglia di brindare se ne va. A parte che alle cene di Palazzo Grazioli, lo champagne sta sparendo dalle tavole e dai frigoriferi del mondo, costringendo i produttori a una severa politica di contenimento della produzione.
Il Wall Street Journal di oggi racconta come, dopo il picco di 339 milioni di bottiglie del 2007, le vendite sono calate nel 2008 e scenderanno drammaticamente quest'anno, con una previsione di 260 milioni di bottiglie che significa tornare ai livelli del 2000.
L'associazione dei produttori e dei vignaioli dello champagne, una specie di OPEC delle bollicine, ha quindi deciso di limitare drasticamente la produzione, riducendo del 32% la vendemmia, ovvero passando da 14.2 a 9.7 tonnellate di uva per ettaro. Inoltre solo l'82% dell'uva vendemmiata sarà imbottigliata, con il resto a riposare nei serbatoi fino all'anno prossimo nella speranza di un improbabile ripresa dei consumi. Questo vorrà dire che il numero totale delle bottiglie sarà il 44% meno dello scorso anno.
Le azioni intraprese sono controverse e risentono del fatto che il 90% dello champagne proviene dalle vigne di produttori indipendenti, che vendono il loro raccolto alle grandi aziende come LVMH, proprietaria dei marchi Moet Chandon, Hennessy e Veuve Cliquot. I produttori indipendenti si oppongono a una riduzione dei raccolti che viene invece invocata dai marchi più importanti, i quali avevano chiesto un taglio del 50% della vendemmia 2009 e rifiutano qualunque ipotesi di riduzione dei prezzi. A complicare le cose c'è la recente decisione del governo francese di allargare l'area di produzione dello champagne, che era stata presa nell'euforia dell'aumento delle vendite degli ultimi anni.
Le scelte sono complesse e risentono anche dei tempi necessari a produrre le mitiche bollicine. Lo champagne infatti deve riposare in bottiglia almeno due anni, il che significa che il prossimo anno il mercato in crisi dovrà fare i conti con la produzione più alta di sempre: 405 milioni di bottiglie, programmate quando la congiuntura globale era un fantasma lontano.

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