lunedì 15 giugno 2009

Clima, da Bonn poche novità/2

Cosa aspettarsi dai prossimi mesi che ci separano dalla COP 15 di Copenhagen? Molto difficile spiegarlo senza soccombere a noiosi tecnicismi e bizantinismi diplomatici.
La sessione di Bonn si è chiusa venerdì scorso con un testo proposto dal gruppo do lavoro sulla cooperazione a lungo termine, mentre il secondo gruppo, quello dedicato agli impegni degli stati dell'allegato 1 del Protocollo di Kyoto non è riuscito a produrre un documento di sintesi.
Su tutto resta la regola della Convenzione sul Clima ONU secondo la quale ogni testo deve essere presentato almeno sei mesi prima della seduta in cui è programmata la sua adozione. Nel caso dei documenti in agenda alla COP-15 il termine scade mercoledì 17 giugno.
L'ultimatum del 17 giugno ha reso il documento del primo gruppo un mattone di oltre duecento pagine rispetto alle cinquanta originali. Tutti hanno voluto aggiungere, si lavorerà per sottrazione da qui a dicembre. Il fatto che il secondo gruppo non abbia trovato l'accordo su una bozza di testo rasfforza l'opinione dei pessimisti che scommettono sul fatto che a Copenhagen non sarà approvato un bel niente. Almeno formalmente. Negoziatori navigati sostengono che potrebbe essere adottato un testo "di principio" che, non essendo stato presentato entro i sei mesi prescriti, dovrebbe essere approvato formalmente alla COP 16 del 2010.
La difficoltà di raggiungere un accordo è ovviamente sul punto chiave di chi deve ridurre le emissioni e quanto. La maggior parte dei paesi occidentali rifiuta il metodo adottato a Kyoto, quando furono individuati gli obiettivi lasciando un punto interrogativo sulle regole. Alcuni paesi in via di sviluppo, Filippine e Sud Africa in testa, hanno insistito sulla necessità di fissare obiettivi di riduzione diversi per ogni singola nazione, principio fortemente osteggiato dall'occidente. Questo punto si è ulteriormente complicato oggi, quando la Cina a nome di 37 nazioni ha presentato un emendamento che chiede ai paesi dell'Allegato 1 di ridurre le emissioni del 40% entro il 2020 e presenta anche una lista di obiettivi nazionali. E c'è da scommettere che entro mercoledì arriveranno molti altri documenti. Insomma un gran casino.

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