domenica 19 aprile 2009

Albione nucleare, in Italia altro rinvio

La Gran Bretagna ha approvato un piano energia molto ambizioso, che prevede la riduzione delle emissioni di CO2 dell'80% entro il 2050. A medio termine la riduzione prevista entro il 2020 è il 34%, molto più del 20% indicato come obiettivo nel pacchetto energia sottoscritto lo scorso dicembre dai 27 paesi della UE e firmato anche dal nostro premier Berlusconi.
Se il prossimo dicembre il mondo raggiungerà a Copenhagen un nuovo accordo sul clima, gli Inglesi si impegnano ad aumentare al 42% la riduzione delle emissioni al 2020.
Il ministro inglese per clima ed energia Ed Miliband ha un approccio molto pragmatico ed ha predisposto un "bilancio del carbonio" che sarà presentato mercoledì prossimo assieme alle legge di bilancio e prevede azioni e rendicontazioni fino al 2020.
Gli interventi previsti si concentrano sul risparmio energetico e sulla diffusione delle rinnovabili, ma includono anche la costruzione di centrali nucleari. Entro i prossimi dieci anni la Gran Bretagna dovrà chiudere la maggior parte dei reattori nucleari attualmente in attività, così il governo inglese ha chiesto alle aziende interessate alla costruzione di nuovi impianti di indicare (o "nominare", assecondando la terminologia da reality TV) i siti in cui prevedere le nuove centrali.
La lista dei luoghi prescelti è stata annunciata mercoledì scorso. Sono 11 località che hanno tutte avuto in precedenza impianti nucleari o li ospitano ancora oggi (vedi cartina sotto). I siti erano stati nominati dai colossi dell'energia EDF, E.on e RWE e dalla Autorità per la Dismissione Nucleare (NDA) che possiede alcuni siti di vecchie centrali. Ora sono aperte consultazioni pubbliche per un mese, in cui i cittadini e le associazioni potranno commentare le scelte. Gli esiti non sono così scontati, visto che alcuni sondaggi hanno indicato che le popolazioni che hanno ospitato centrali nucleari di prima generazione vorrebbero che quelle aree fossero rinaturalizzate. Le maggiori sollevazioni sono previste a Sellafield, sito di centrali impiantate nel dopoguerra e oggi ancora in piena decontaminazione. Ripulire Sellafield costa ogni anno due miliardi di Euro e la cifra è in preventivo per almeno altri dieci anni. Il piano annunciato prevede due nuove centrali nella zona di Sellafield, in Cumbria.
Se non ci saranno impedimenti il ministro Miliband spera di avere le prime nuove centrali in funzione entro il 2018. Gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2020 previsti dalla Gran Bretagna non sono vincolati alle centrali nucleari.
In Italia, è opportuno ricordarlo, il governo ha già rinviato l'emanazione dei criteri di scelta per i siti delle centrali nucleari al 30 giugno 2009, posticipando di sei mesi il termine previsto e salvando il consenso per le elezioni europee e amministrative. Tuttavia le voci sembrano indicare anche da noi una scelta che confermerebbe i siti delle vecchie centrali, come Caorso, Trino, Montalto di Castro. I piani temporali indicati dal ministro all'energia Scajola sono già in ritardo e pochi giorni fa il nuovo termine del 30 giugno 2009 è stato annullato da un altro rinvio. Vedremo se il governo davvero pubblicherà i criteri e poi indicherà i siti a un anno dalle elezioni regionali 2010.
Di certo, al contrario che in Gran Bretagna, non c'è alcun piano italiano per raggiungere l'obiettivo europeo di ridurre il CO2 del 20% entro il 2020. Eppure Berlusconi ha sottoscritto l'accordo, proprio come Gordon Brown.

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