martedì 31 marzo 2009

Il taglio fa la differenza

Come limitare le spese in questi tempi di crisi? Tenendo nel portafogli solo biglietti di grosso taglio. Time riporta uno studio che dimostra come la gente sia meno propensa a spendere un biglietto da 100 dollari piuttosto che cinque da 20.
Secondo Joudeep Srivastava, professore dell'Università del Maryland, noi consideriamo ogni biglietto come una entità separata, per cui attribuiamo un valore diverso a seconda del taglio, tendendo a sovrastimare quelli più grandi.
Quando però ci decidiamo a "spicciare" un biglietto da cento non riusciamo più a trattenerci e tendiamo a spenderlo in fretta. "Una volta superata la barriera - sostiene Srivastava - subentra l'effetto what the hell", che potremmo tradurre e che cavolo. E che cavolo, ormai l'ho intaccato e lo spendo tutto.
In un altro esperimento 89 studenti dell'Università di Berkeley hanno ricevuto un dollaro a testa, la metà sotto forma di un biglietto e l'altra metà in quattro monete da 25 cent. E' stato detto loro che potevano tenerlo o comprarci dei dolciumi. Solo il 26% di coloro che avevano ricevuto il biglietto lo hanno speso, contro il 63% di chi aveva le monete. Tuttavia quelli che avevano deciso di spendere la banconota alla fine avevano fatto acquisti più corposi.

lunedì 30 marzo 2009

Earth Hour Photo Album

Nell'ordine le foto dell'Ora della Terra di venerdì scorso a New York, Parigi (prima e dopo), Giza (prima e dopo) e Londra (prima e dopo).

I negoziati verso Copenhagen

Ieri, domenica 29 marzo, hanno avuto inizio al Maritime Hotel di Bonn i lavori dei due gruppi di lavoro delle Nazioni Unite impegnati nel primo round di negoziati in vista della COP-15 di Copenhagen, che si concluderanno il 9 aprile. Altre due sessioni sono in programma prima della conferenza ONU del prossimo dicembre che dovrà licenziare il protocollo del dopo Kyoto.
La grande novità è il ritorno in prima fila della delegazione americana, guidata dall'inviato speciale per il cambiamento climatico del governo USA Todd Stern (a destra nella foto con il suo vice Jonathan Pershing).
Nel suo intervento Stern ha riconosciuto il ruolo centrale degli USA, primo paese al mondo per quantita di emissioni in atmosfera, ma ha sottolineato come le azioni della sola America non possono essere sufficienti, chiedendo il coinvolgimento delle altre potenze industriali e sottolineando l'importanza dei programmi presentati dai governi americano e cinese per la promozione delle energie rinnovabili. Secondo lo Stymulus Package presentato da Obama l'America ridurrà le emissioni di almeno il 15% entro il 2015 e del 50% entro il 2050. In conferenza stampa Todd Stern ha ribadito che gli USA sono presenti a Bonn per "recuperare il tempo perso".
Nella cerimonia di apertura il segretario dell'UNFCCC Yvo de Boer aveva sottolineato come rimangano solo otto mesi, di cui sei settimane di negoziati, prima della COP-15 di Copenhagen.

domenica 29 marzo 2009

Parola di ministro. E di premier

Il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo è intervenuta ieri al congresso di fondazione del Popolo della Libertà. E ha parlato anche di ambiente.
"Le politiche dell'ambiente sono diventate le politiche del fare, lontane quindi da ideologie retrograde e sciagurate (...) E' per questo che dico una cosa netta, precisa: il nostro partito, il PdL, deve sposare, letteralmente sposare la causa ambientale, tenendo sempre ben presente che non devono e non possono essercio contrapposizioni tra economia ed ecologia". Questo è il virgolettato che riporta oggi il Corriere della Sera.
Nel discorso conclusivo di oggi (testo integrale) Silvio Berlusconi sull'ambiente ha detto: "Come avrete letto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ci ha scritto una lettera per chiedere l’aiuto dell’Italia per riattivare il Major Economic Forum sull’energia e i cambiamenti climatici.
Abbiamo già dato il nostro via libera affinché la riunione si tenga durante i lavori del G8 a La Maddalena.
La nostra attenzione all’ambiente è nei fatti. Valga per tutti l’esempio recentissimo di Acerra. Ma l’ambiente si tutela anche a partire dalle piccole cose, come facendo rispettare davvero il divieto di imbrattare i muri delle case e dei palazzi, il divieto di lordare le strade con mozziconi, cartacce, plastica e qualunque tipo di rifiuti. Dobbiamo riportare le nostre città al decoro e alla civiltà che esse meritano e che noi meritiamo.
Il nostro impegno non è mai venuto meno neppure in campo internazionale, dove abbiamo saputo distinguere il falso ambientalismo ideologico dalle scelte sagge e utili. Mi riferisco al pacchetto ambiente discusso in Europa, dove abbiamo difeso le imprese italiane, soprattutto quelle più piccole e medie, da un aggravio di costi pari a un punto e mezzo del PIL che le avrebbe letteralmente spazzate via dal mercato. Continueremo su questa strada".
Berlusconi aveva usato parole simili anche venerdì scorso nel suo discorso di apertura del congresso (testo integrale) quando aveva detto: "Abbiamo ultimamente evitato che l’Europa si gravasse di un rilevante peso economico rispetto agli altri giganti dell’economia mondiale, adottando al Consiglio europeo di fine 2008 un pacchetto energia che avrebbe duramente penalizzato le nostre economie e le nostre imprese. Al G8 e alla Conferenza sul clima a Copenaghen cercheremo di coordinare un’azione autenticamente ambientalista e quindi rispettosa dell’ambiente, ma senza il fanatismo ideologico dell’ambientalismo, con tutti i grandi Paesi del Pianeta e con le economie emergenti con cui vogliamo rafforzare il dialogo".
Le parole del ministro Prestigiacomo attendono conferma negli atti dell'esecutivo, particolarmente nella programmazione economica e nel piano energetico nazionale, dove fino ad oggi abbiamo solo sentito parlare di centrali nucleari che arriveranno - se arriveranno - tra 15 anni.
Resta difficile capire perché il governo della destra, che si autoproclama innovatore, segua nelle politiche ambientali ed energetiche una logica così protezionista e difensiva. Quando il premier cita il pacchetto clima dell Europa, come ha fatto oggi e l'altro ieri, si limita a ripetere la "grande conquista" dell'avere posticipato gli obblighi di emissione per le imprese. Resta un mistero come il governo italiano intenda fare fronte agli impegni sottoscritti sui temi del risparmio energetico, della riduzione delle emissioni e della diffusione delle rinnovabili, che sono il punto centrale del patto europeo e che l'Italia dovrà cercare perlomeno di avvicinare per la scadenza del 2020.
Per questi obiettivi è indispensabile utilizzare le risorse e la capacità di intervento delle città e dei territori, che per il governo sono alleati indispensabili. Gli enti locali hanno ribadito di essere pronti a fare la loro parte annunciando due giorni fa la Carta delle Città per il Clima.
Sull'innovazione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici i governi d'Europa si sono già mossi con convinzione bipartisan, Obama sta riportando gli USA in prima linea, mentre Berlusconi invece di agire si concentra ancora a demonizzare " il fanatismo ideologico dell’ambientalismo", che francamente mi sembra improduttivo e desolante, oltre che passé.

sabato 28 marzo 2009

www.earthhour.org

Stasera alle 20:30 in tutto il pianeta è l'Ora della Terra.

Per Amsterdam il futuro è elettrico

La città di Amsterdam ha deciso di avviare un programma per eliminare i motori a scoppio entro 30 anni. L'assessore all'ambiente Marijke Vos ha illustrato il progetto, che prevede duecentomila veicoli elettrici in circolazione entro il 2040 e zero con motori a combustione interna. Per cominciare la capitale olandese ha previsto di installare una rete di stazioni di ricarica, le prime 200 entro il 2012. Il primo obiettivo è di avere 10.000 mezzi elettrici circolanti entro il 2015.
Saranno anche introdotti incentivi per l'acqusto di veicoli elettrici e i proprietari avranno la priorità per ottenere permessi di parcheggio per residenti. Attualmente ad Amsterdam la lista di attesa per ottenere un permesso per residenti è di cinque anni e i parcheggi in centro costano fino a cinque euro l'ora.
Secondo il piano dell'assessore Vos anche i battelli turistici che percorrono i canali della "Venezia del nord" dovranno convertirsi alla motorizzazione elettrica e il comune darà il buon esempio acquistando solo mezzi elettrici.
Nel frattempo Amsterdam punta alla massima efficienza anche per i consumi di elettricità domestica. Il gestore Alliander, di cui la provincia di Amsterdam è proprietaria al 30%, investirà 100 milioni di euro l'anno fino al 2016 per migliorare la sua rete di distribuzione, inclusa la sostituzione dei contatori domestici con nuovi modelli che illustrano nel dettaglio i consumi di energia. Un'altro progetto pilota prevede l'accesso al microcredito per 728 famiglie, che potranno finanziare con Ing e Rabobank l'acquisto di elettrodomestici a risparmio energetico pagando le rate del mutuo con i risparmi in bolletta.
Tutte queste innovazioni hanno un costo, stimato attorno ai 350 Euro per nucleo familiare. L'obiettivo di Amsterdam è di ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2025.

venerdì 27 marzo 2009

La strana primavera di Praga

Dopo il voto di sfiducia accusato martedi scorso in parlamento ieri il premier ceco Mirek Topolanek (foto)ha rassegnato le sue dimissioni al presidente Vaclav Klaus.
La crisi politica di Praga capita nel momento meno opportuno, visto che il paese ha la presidenza di turno della Commissione Europea e soprattutto alla luce del processo di ratifica del trattato di Lisbona.
Dei 27 paesi UE quattro devono ancora concludere l'iter di approvazione del trattato. Per Germania e Polonia si tratta solo di completare il percorso formale di ratifica del trattato, mentre l'Irlanda, che lo aveva rifiutato con un referendum popolare, sarà chiamata nuovamente ad esprimersi in merito il prossimo novembre.
La Cekia è l'unica delle ventisette nazioni che non ha ancora approvato il trattato in parlamento. Il testo è stato approvato dalla camera bassa ma deve ancora essere discusso nella camera alta, dove non sembra esserci una chiara maggioranza a favore. Non solo l'opposizione socialdemocratica ma anche membri del partito di Topolanek sono contro il trattato, senza contare che l'ultima firma di ratifica dovrà essere quella del presidente Klaus, da sempre euroscettico.
Topolanek spera di ricevere da Klaus un nuovo mandato esplorativo per la formazione di un governo, ma gli spazi politici per trovare una maggioranza sembrano molto ristretti. Tutto questo alla vigilia della visita a Praga di Barack Obama, che ha programmato di fermarsi a Praga il 4 e 5 asprile subito dopo la riunione del G20 di Londra. La visita, che è stata confermata da Washington, avrebbe dovuto essere il primo vertice USA-Europa dell'era Obama. Invece la Cekia non ha un governo e Barack sarà accolto dal presidente Vaclav Klaus, che non ha mai sostenuto il progetto di unione del vecchio continente.

martedì 24 marzo 2009

La scoperta dell'acqua calda

Una bella doccia calda è tra i massimi piaceri della vita. Tuttavia l'acqua della doccia, scaldata con grande dispendio energetico, se ne va nello scarico dopo qualche secondo.
L'azienda americana Ecodrain sta lanciando sul mercato uno scambiatore di calore che utilizza l'acqua calda dello scarico per produrne altra. In pratica un elemento scambiatore in accaio inox posizionato dopo lo scarico recupera l'acqua calda usata, che in genere è sui 40°, e ci riscalda l'acqua della rete che noi misceliamo con quella proveniente dallo scaldabagno. Il risultato è che l'acqua "fredda" passa dai 10-12° a una temperatura di 30° e quindi la quantità di acqua calda da aggiungere si riduce notevolmente. Secondo gli inventori l'uso di Ecodrain riduce il consumo di acqua calda fino al 40%.

L'America contro i gas serra

L'Agenzia USA per la Protezione dell'Ambiente (EPA) conferma in un rapporto che i gas serra sono inquinanti e rappresentano una minaccia per la salute pubblica. Questa dichiarazione permetterà al governo Obama di emanare provvedimenti per regolare le emissioni di CO2, metano e altri gas serra.
Il rapporto dell'EPA risponde a un pronunciamento della corte suprema USA che aveva chiesto all'agenzia di verificare che i gas serra fossero davvero dannosi per la salute, condizione essenziale per poter intervenire per la loro limitazione con provvedimenti legislativi. L'amministrazione Bush aveva sostanzialmente ignorato la richiesta ma la nuova direttrice dell'EPA Lisa P. Jackson aveva dichiarato in una intervista al New York Times di volere concludere il rapporto entro il 2 aprile, secondo anniversario della richiesta della corte suprema.
Il rapporto permetterà al governo federale americano di intervenire sulle emissioni dei veicoli ma anche di introdurre misure restrittive per gli impianti industriali e le centrali elettriche.
Secondo il deputato del Massachusetts Edward J. Markey "il rapporto concluderà ufficialmente l'era del negazonismo sui cambiamenti climatici".

domenica 22 marzo 2009

L'auto da 1800 Euro

A sei anni dal lancio del progetto domani sarà presentata in India la Tata Nano, l'automobile più economica del mondo. Lunga 310 cm, quattro porte e quattro posti, la Nano ha un motore da 624cc che sviluppa 33 cavalli. I consumi dichiarati sono di 4 litri di benzina per cento chilometri per una velocità massima di 90 Kmh.
Sul mercato indiano sarà possibile ordinarla dalla seconda metà di aprile ad un prezzo attorno alle 125.000 rupie, circa 1800 Euro. Il prezzo è superiore a quanto annunciato all'avvio del progetto dal mogul Ratan Tata, secondo cui la Nano sarebbe dovuta costare centomila rupie. L'azienda ha incontrato difficoltà operative, vedendosi anche costretta a delocalizzare una fabbrica e a limitare la produzione, prevista quest'anno in 35.000 esemplari. In programma per il 2011 anche una versione europea, più accessoriata e con maggiori dotazioni di sicurezza ma soprattutto più cara: circa 5000 Euro.
La crisi economica mondiale rende il lancio della Nano un evento meno epocale di quello che sarebbe potuto essere un anno fa, quando le borse erano ancora in discreta salute e il petrolio alle stelle. Tuttavia la piccola auto indiana potrebbe diventare una caposcuola e fare tendenza. Renault-Nissan ha già creato un'alleanza commerciale con Bajaj, primo produttore di motocicli in India, per realizzare un'auto economica entro il 2011. Altri potrebbero seguire, allettati dal promettente mercato indiano dove le auto sono ancora davvero poche.
La Tata Nano vorrebbe proprio rappresentare l'elemento di passaggio dalle due alle quattro ruote per i milioni di indiani che viaggiano in motorino. Non è un caso che l'azienda sottolinea come le emissioni di CO2, che sono sotto 100, siano inferiori alla maggioranza dei mezzi a due ruote attualmente in circolazione in India.
Se la Nano sarà un successo commerciale i paesi in via di sviluppo potrebbero presto essere invasi da sciami di piccole auto essenziali ed economiche, che consumano poco ed hanno basse emissioni ma comunque occupano uno spazio molto superiore ai mezzi a due ruote, sia nelle stade che parcheggiate.

venerdì 20 marzo 2009

Meglio decentralizzare. O no?

Per produrre energia sostenibile meglio tante piccole centrali distribuite nel territorio o pochi impianti di grande capacità? Un team di scienziati tedeschi ha svolto con pignoleria teutonica una ricerca sul tema, concludendo che decentrare va bene, ma qualche controindicazione c'è.
Decentralizzare la produzione energetica significa ovviamente realizzare una rete di piccoli impianti o addirittura di microgeneratori e questo va benissimo, anche perché permette di ricorrere alla cogenerazione. Localizzare la produzione di energia ha molti vantaggi, ma secondo i ricercatori anche qualche lato negativo. Si facilita la cogenerazione e quindi il risparmio energetico e anche le emissioni si riducono, visto che le piccole centrali sono alimentate con combustibili ad alta qualità come il metano e non da fonti fossili inquinanti come il carbone. Tuttavia realizzare tante piccole centrali costa e consuma molto di più che costruirne poche di grandi dimensioni.
Gli scienziati tedeschi concludono il loro lavoro raccomandando di utilizzare ambedue i sistemi, seppure confermando che una rete di piccole centrali deve essere la base del servizio. Ma visto che le centrali rinnovabili eoliche o solari hanno una resa intermittente consigliano di affiancarle a dei grandi impianti di rete piuttosto che a delle piccole centrali ausiliarie alimentate a gasolio o gas.
Un'altro dato a favore delle piccole centrali locali è il fatto che i guasti tecnici non compromettono l'efficienza della rete, al contrario di quanto può succedere nei grandi impianti.

mercoledì 18 marzo 2009

Negazionisti

Tutti i governi europei di destra hanno messo la lotta ai cambiamenti climatici tra le loro priorità. Dalla Francia all'Olanda, dalla Svezia alla Germania le destre d'Europa investono in energie rinnovabili, promuovono il risparmio energetico e sono in prima linea nella lotta al cambiamento climatico.
In Italia le cose vanno diversamente. Lo dimostra l'attenzione rivolta dalla stampa di destra alla modesta corrente negazionista che vorrebbe sconfessare le tesi dell'IPCC, l'organismo scientifico ONU che si occupa di cambiamenti cimatici e che ha vinto nel 2007 il Nobel per la pace assieme ad Al Gore. Alcuni parlamentari della CdL hanno anche partecipato ad iniziative pubbliche organizzate in sedi parlamentari e centrate sulla negazione del riscaldamento globale dovuto alle emissioni di CO2.
La posizione della destra italiana è bizzarra e decisamente isolata nel panorama internazionale. Non va poi dimenticato che nel dicembre 2008 Berlusconi ha sottoscritto il "pacchetto clima" europeo che impone al'Italia obblighi precisi, per i quali ad oggi il governo non ha preso impegni.
L'ultimo esempio negazionista è di pochi giorni fa, quando l'Istituto Bruno Leoni ha ospitato il presidente ceco Vaclav Klaus (foto), che nell'occasione ha presentato la traduzione italiana del suo libro "Pianeta blu, non verde". Klaus è un personaggio interessante. La sua visione euroscettica e le sue posizioni negazioniste sul cambiamento climatico imbarazzano il governo delle Cekia nel semestre di presidenza europea (vedi il post sei mesi alle ceca), tanto che il governo di Praga in questi mesi ha cercato di limitare le sue apparizioni pubbliche.
I giornali di destra come Il Foglio e Libero hanno riportato ampi resoconti della conferenza, a margine della quale è stata presentata una iniziativa di tre parlamentari della CdL. Si tratta dei senatori Lucio Malan, Guido Possa e Andrea Fluttero che intendono presentare una proposta di risoluzione che "chiederà al governo di farsi parte attiva, a livello europeo, affinché si proceda a una rivisitazione delle basi scientifiche del Protocollo di Kyoto, e dei successivi accordi a livello internazionale, prima di procedere con l’assunzione di nuovi impegni". Del resto era stato lo stesso Matteoli, che come ministro dell'ambiente aveva sottoscritto il Protocollo di Kyoto, a chiederne qualche mese fa una improbabile rinegoziazione.

martedì 17 marzo 2009

Le promesse di Obama

Ieri qualcuno ha fatto notare al ministro Brunetta che il governo italiano non fa molto contro la crisi e che c'è chi invoca la politica di Barack Obama. Brunetta, con la consueta aggressiva supponenza, ha replicato che "Obama ha stressato il paese, ha presentato progetti su progetti senza curarsi della fattibilità. Così crea il problema, non lo risolve".
Tornando alle cose serie, l'America sta discutendo sulla reale entità della ripresa che può derivare dallo Stimulus Package, particolarmente se 100 miliardi di investimenti "verdi", come sostiene il Center For American Progress, siano davvero in grado di creare due milioni di posti di lavoro.
Uno degli elementi di incertezza è che la definizione di "lavoro verde" è abbastanza vaga. Non esiste un settore verde dell'economia, così un artigiano che lavora in edilizia e coibenta case è "verde" come un tecnico di pannelli solari. Inoltre è evidente che la conversione dell'economia porterà molti nuovi posti di lavoro ma comporterà inevitabilmente la perdita di altri nei settori in dismissione.
Ci sono poi abbastanza professionalità in grado di coprire i nuovi lavori "verdi"? Il pacchetto di Obama comprende anche 500 milioni di dollari destinati alla formazione professionale, secondo alcuni però non sono abbastanza.
Barack Obama ha nominato Van Jones come consulente speciale nel settore dei green jobs. Van Jones è un attivista ambientale che gestisce il blog Climate Progress ed è famoso per frasi dirompenti come "potremmo dare energia al paese con il carbone pulito, oppure in alternativa potremmo mettere degli unicorni a trainare le nostre auto". Nelle sue pubblicazioni Van Jones predica la formazione professionale "verde" per i meno abbienti e la creazione di posti di lavoro per la decontaminazione dei quartieri più poveri.
Secondo stime condivise gli investimenti in energie rinnovabili e risparmio energetico sviluppano in ogni caso quattro volte i posti di lavoro che potrebbero derivare da investimenti nei combustibili fossili. questo perché le rinnovabili hanno molte più ricadute sull'economia locale e sviluppano più occupazione.

Belle e alte, forse europee

Il presidente Berlusconi era ieri in visita ufficiale in Montenegro per dei colloqui con il Primo Ministro e con il Presidente del Montenegro, Milo Djukanovic e Filip Vujanovic. Il nostro primo ministro ha anche incontrato degli studenti, ai quali ha recitato un sonetto di Dante (Guido vorrei che tu, Lapo ed io...). I ragazzi hanno inoltre raccontato dei riferimenti ironici di Berlusconi alla tristezza degli uomini di sinistra e del suo apprezzamento per la bellezza delle donne montenegrine che lo ha colpito insieme alla altezza tipica di questo popolo balcanico.
Ma torniamo alle cose serie. Ieri e oggi a Bruxelles al Consiglio per gli Affari Generali e le Relazioni Esterne (GAERC) si discuteva la richiesta formale del Montenegro di aderire all'Unione, presentata lo scorso dicembre, ma i corridoi dicono che la riunione resterà interlocutoria. Alcuni governi sono decisamente contrari ad un allargamento a breve, a cominciare dalla Germania. Angela Merkel ha dichiarato che l'Europa "deve prima consolidarsi" e "rafforzare la sua identita e le sue istituzioni". La posizione tedesca sembra destinata a non cambiare almeno fino a settembre, quando in Germania si svolgeranno le elezioni. Il ministro delgi esteri montenegrino Milan Rocen consulterà nei prossimi giorni i suoi colleghi nella speranza di guadagnare qualche promessa da spendere anche in questo caso in campagna elettorale (il Montenegro vota il 29 marzo).
Altri paesi sono contrari all'argamento della UE nei Balcani e temono che accettare la richiesta del Montenegro possa aprire le porte a Bosnia, Serbia e Albania. La Croazia sta negoziando il suo ingresso dal 2005, ma la situazione è in fase di stallo per una disputa di confine con la Slovenia. Dal canto suo la Macedonia (FYROM per i Greci) ha lo status di paese candidato ma non ha mai cominciato i negoziati.
Altre nazioni spingono per l'allargamento ha cominciare dalla Repubblica Ceca, che ha messo il tema al centro del suo semestre di presidenza che scade il 30 giugno. Citando Winston Churchill il primo ministro ceco Topolánek ha detto che rinunciare al progressivo allargamento nei Balcani creerebbe "un nuovo problema nell'addome dell'Europa".
Se, come sembra scontato, oggi non si raggiungerà un accordo la decisione slitterà alla prossima riunione del GAERC il 26 e 27 aprile a Lussemburgo.

domenica 15 marzo 2009

Sederi sostenibili?

Secondo un recente articolo del New York Times in America il consumo di carta igienica di alta qualità è aumentato del 40%. Il problema è che negli Stati Uniti la carta igienica è prodotta per il 98% da legno vergine, le cui fibre lunghe garantiscono maggiore morbidezza per i sederi americani.
Un Americano consuma 23.6 rotoli di carta igienica l'anno, tre volte la quantità usata da un Europeo e cento volte quella di un Cinese. Secondo alcuni osservatori il danno ambientale prodotto sarebbe superiore a quello che deriva dall'uso di SUV e superauto.
E adesso la buona notizia: per dare il buon esempio al Kodak Theatre di Los Angeles, durante la cerimonia degli Oscar, i bagni erano equipaggiati esclusivamente con carta igienica riciclata al 100%.

sabato 14 marzo 2009

Frittura sostenibile

L'olio di frittura è un rifiuto speciale non pericoloso che può diventare un potente inquinante e il suo recupero come materia prima è una pratica corrente nel mondo della ristorazione, ma l'utilizzo degli oli vegetali esausti non va oltre la riconversione a lubrificante o l'utilizzo come base per il biodiesel.
Negli Stati Uniti la Owl Power Company ha presentato Vegawatt, una piccola centrale delle dimensioni di un frigorifero (foto sotto) da collocare nei ristoranti. La macchina raffina l'olio usato con un filtraggio a quattro stadi e poi lo utilizza come combustibile in un processo di cogenerazione che fornisce al ristorante energia elettrica e acqua calda. A differenza del biodiesel l'olio di Vegawatt non ha bisogno di addittivi chimici né di essere miscelasto con idrocarburi, non è infiammabile o tossico. I prospetti economici forniti dall'azienda produttrice sono interessanti ma poco indicativi per il mercato italiano, dove si consuma meno olio che negli USA ma la bolletta elettrica è molto più salata. In America Vegawatt dovrebbe garantire un risparmio mensile di 800$ calcolato su un consumo di 300 litri di olio al mese, ovvero un valore di circa 50 Eurocent ogni litro d'olio di frittura. La macchina viene ceduta in leasing per cinque anni al canone di 435$ al mese, compresa la manutenzione e due anni di garanzia.
In Italia, secondo i dati del Ministero della Sanità, vengono immessi annualmente al consumo (direttamente come olio alimentare o perché presente in altri alimenti) 1.400.000 t di olio vegetale pari ad un consumo medio pro capite di circa 25 Kg. Il residuo non utilizzato viene stimato attorno al 20%, ovvero circa 280mila tonnellate.

Il cerbero dei fannulloni in missione

Il ministro Brunetta dovrebbe allargare la sua rete di controllo sull'efficienza dei dipendenti pubblici fuori dai confini nazionali. Lo sostiene Guglielmo Picchi, onorevole fiorentino eletto per il PdL nella circoscrizione Europa. Picchi ha presentato una interrogazione in cui sostiene che "sarebbe tuttavia importante rilevare il dato puntuale relativo alla rete diplomatica e consolare, gli istituti di cultura ed enti affini, considerandone la specificità di pubblica amministrazione al servizio dei cittadini italiani residenti all'estero, troppo spesso oggetto di critica per i disservizi e l'assenza di personale da parte dei nostri connazionali". Inoltre "anche le regioni, il ministero per lo sviluppo economico e l'Enit hanno una massiccia presenza di dipendenti all'estero, dei quali, pur interagendo con le comunità italiane all'estero, sia nell'ambito dell'associazionismo, che della promozione imprenditoriale, turistica e culturale, ben poco è noto in termini di presenza sul posto di lavoro svolto e assenze per malattia".
Picchi si era proposto anche come candidato sindaco del centrodestra a Firenze e aveva aperto un blog di supporto alla sua nomination, senza fortuna.

venerdì 13 marzo 2009

Rimescolare le carte, anzi le uve

In Italia il vino rosato non è mai stato particolarmente popolare, anche se in alcune località, come ad esempio il Salento e Pantelleria, c'è una tradizione consolidata di vinificare "in grigio", come dicono i Francesi.
Proprio la Francia invece negli ultimi anni ha puntato sui rosè, con la maggior parte dei produttori concentrati in Provenza. I risultati sono sorprendenti: negli ultimi 15 anni la percentuale di mercato del vino rosè è passata dall'8 al 22% del totale, superando la quota del vino bianco e raggiungendo il 10% nelle esportazioni.
Il vino rosè si ottiene principalmente da uve rosse lasciate "sulle bucce" per un tempo molto breve. Sono infatti gli antociani, dei polifenoli presenti nelle bucce, a colorare il vino, dato che il mosto spremuto è sempre chiaro, indipendentemente dal colore dell'uva. Non tutti lo sanno ma ad esempio lo Champagne è prodotto normalmente da uve rosse. Il rosè deriva da mosto lasciato a macerare con le bucce per poche ore, tanto da essere chiamato anche "vino di una notte".
Questa tecnica rischia di essere stravolta da un nuovo regolamento comunitario, che permetterà di produrre vini rosati semplicemente mescolando vino bianco e vino rosso, con un procedimento chiamato coupage finora proibito. Secondo la commissaria all'agricoltura Mariann Fischer Boel l'eliminazione del divieto permettterà di produrre vini rosati di basso prezzo adatti per l'esportazione nei mercati in rapida crescita, a partire dalla Cina. Attualmente gli unici vini rosati prodotti in coupage sono degli champagne di fascia alta e un vino spagnolo chiamato Mezcla, di cui è proibita l'esportazione.
I produttori francesi non gradiscono affatto e giudicano la proposta "una eresia" e"una catastrofe". Il ministro all'agricoltura Michel Barnier ha scritto una vibrata lettera di protesta alla Commissione. Nel frattempo il provvedimento è stato trasmesso alla WTO per approvazione e dovrebbe essere votato a Bruxelles il 27 aprile.
La Francia è il primo produttore al mondo di rosè, con 5.9 milioni di ettolitri che valgono il 29% del mercato mondiale. Seguono l'Italia con 4.5 milioni di ettolitri e poi Spagna e Stati Uniti con 3.8 milioni.

giovedì 12 marzo 2009

Clima, l'America torna protagonista

Di ritorno da una visita ad Haiti con Bill Clinton, il segretario generale ONU Ban Ki-moon ha incontrato Barack Obama alla Casa Bianca. La discussione tra i due leader ha riguardato le crisi internazionali ma anche la necessità di raggiungere un accordo sul nuovo protocollo del clima in occasione della COP-15 di Copenhagen del prossimo dicembre (ecco il comunicato ufficiale ONU).
Successivamente il segretario delle Nazioni Unite ha incontrato i rappresentanti del congresso americano, a cui Obama ha annunciato nelle scorse settimane l'elaborazione di un progetto di legge che introduca negli USA un sistema di cap and trade delle emissioni di CO2. Il cap and trade consiste nell'assegnazione di un tetto di emissioni annuali e di corrispondenti quote di emissioni, espresse in tonnellate di CO2. Se le emissioni effettive annuali risultano inferiori al cap, le quote di emissioni residue possono essere cedute ad altri che invece ne difettano.
La commissione ambiente del Senato USA ha convocato per un audizione il Segretario per l'Energia e premio Nobel Stephen Chu, che ha confermato come un cap and trade system sia compreso nei 3.550 miliardi di dollari della proposta di bilancio di Obama. Alcuni senatori hanno obiettato che la fase di crisi dell'economia non permette l'imposizione di nuovi tributi ma altri, come l'ex candidato alla presidenza John Kerry, hanno replicato che "i cambiamenti climatici non sono governati dalla recessione, ma da elementi scientifici derivati da quanto sta accadendo sulla Terra. E la realtà della scienza si accetta o si nega".
Fonti delle Nazioni Unite intanto annunciano che Ban Ki-moon ha rinunciato all'idea di convocare un mini-vertice sul clima questo mese a New York, trasferendo le tematiche nell'agenda del meeting del G-20 in programma a Londra il 2 aprile.

martedì 10 marzo 2009

Per qualche camera in più/2

Il Piano Casa annunciato dal governo non può essere liquidato con un'appello di dieci righe, come propongono Aulenti, Fuksas e Gregotti su Repubblica. Anche perchè costoro, soprattutto il terzo, sono stati per decenni organici a un modo di gestire il territorio e concepire l'urbanistica che ha reso le periferie urbane d'Italia le peggiori del mondo occidentale (nella foto lo Zen di Palermo, firmato da Vittorio Gregotti). E le prime adesioni all'appello sono di altri soloni dell'urbanistica "dall'alto", come Pierluigi Cervellati e Vezio De Lucia.
Non sottoscriverò l'appello pubblicato da Repubblica, che peraltro in una giornata ha raccolto quasi quarantamila firme. Se Cervellati dovesse fare il piano regolatore della mia città io cambio residenza.
Trovo molto più interessante la lettura di Michele Serra, quando ragiona sullo slogan dei berluscoidi de "La sinistra del no". Il governo della destra dipinge l'opposizione come una entità perfidamente cattiva, che priva gli Italiani dei loro diritti e perpetua un potere occhiuto e sprezzante. Questa propaganda viscerale, che trova grandi spazi anche sulla stampa di destra, non può essere smentita con appelli firmati da anziani urbanisti supponenti come Cervellati.
Il tema della casa in Italia tocca nervi scoperti e certamente sposta consensi di peso. Sull'argomento posso dire di avere una visione privilegiata. Sono un architetto che ha svolto per cinque anni il ruolo di presidente dell'ordine professionale e per quattro quello di assessore all'urbanistica di un comune capoluogo di regione.
Tutti gli addetti ai lavori conoscono il bizantino affastellarsi di norme e regolamenti che condizionano l'attività edilizia italiana, senza peraltro influire sulla sua qualità, che resta mediamente molto scadente. Nel 1995 per ottenere il permesso per un intervento di risanamento conservativo ho dovuto aspettare 15 mesi. Nella mia Ancona oggi le cose vanno meglio, ma altrove no. Autorità monocratiche e inappellabili come le Soprintendenze possono bloccare progetti e investimenti senza neppure permettere un contraddittorio. L'abusivismo, alimentato dai condoni della destra, continua ad essere il modo più semplice e rapido di costruire. Se poi ti beccano, cominciano le schermaglie legali e spesso se ne esce bene.
Il Piano Casa di Berlù e Ghedini deriva dal discutibile concetto di "abuso di necessità" spesso citato dalla destra. Nasce un bambino? Il nonno ha bisogno della badante? Se serve una camera il governo te la dà (all'insaputa o quasi del ministro competente, sembrerebbe).
Purtroppo i governi di centrosinistra non hanno fatto nulla per semplificare il quadro normativo, introdurre criteri di qualità, ridurre i tempi di approvazione delle pratiche edilizie. Così Berlusconi, a cui piace vincere facile, andrà all'incasso anche questa volta. Con una ulteriore polpetta avvelenata, perché il titolo V della costituzione assegna le competenze urbanistiche alle regioni. Saranno queste a decidere se accettare o no il duello sul tema "per qualche camera in più". Il Veneto di Galan lo ha gia fatto e le altre regioni di centrodestra non tarderanno. Le regioni di centrosinistra sono spiazzate e tendenzialmente contrarie, seguendo un ragionamento strettamente politico che però in questo caso non paga. Perché in Italia avere una camera in più a casa è una questione di pancia, e il tema sarà uno dei pilastri della campagna elettorale della destra alle elezioni regionali 2010.

FDG 090310 #407

Grand Place, Bruxelles

lunedì 9 marzo 2009

Ampliamenti, con stile

Ampliare ogni casa italiana del 20%, come annunciato dal governo, è una speranza o una minaccia? Non ho voglia di rispondere adesso, magari lo farò domani. La proposta di Berlù e Ghedini mi spinge però a raccontare il lavoro di Adam Kalkin, architetto e artista arrivato alla notorietà per costruire case di design raffinato utilizzando container (videointervista).
Il nuovo progetto di Kalkin, costruito in New Jersey, si chiama Bunny Lane ed è una costruzione di stile industriale che incorpora una casetta di legno stile vecchia America.Ci sono grandi finestrature ad apertura verticale e sul fronte opposto la casa si sviluppa su tre piani con vari ambienti. Sul lato opposto la casetta storica ha la sua classica veranda, il porch americano.
Il nuovo si unisce al classico, l'immagine familiare della residenza si riconverte ed attualizza in un contenitore neutrale ma rispettoso, creando una nuova architettura di grande fascino.
La villa di Bunny Lane è in vendita per 2.800.000 dollari o 2.225.000 euro.

sabato 7 marzo 2009

Per qualche camera in più.

Dopo le anticipazioni di stampa sabato sera il presidente del consiglio è tornato sull'ipotesi di Piano Casa per il rilancio dell'edilizia.
Evitando prevenzioni e faziosità ho voluto leggere i resoconti di quanto detto da Berlù su fonti neutre come l'ANSA o addirittura decisamente benevole come Panorama e il Giornale di famiglia.
Secondo queste testate il provvedimento, già discusso con alcuni presidenti di regione del centrodestra, potrebbe essere approvato nel consiglio dei ministri di venerdì prossimo. L'elemento saliente sarebbe il permesso di ampliare gli edifici esistenti, con particolare attenzione a quelli residenziali. La possibilità di ricavare nuovi volumi sarebbe facilitata anche da uno snellimento del processo autorizzativo, con l'introduzione di una certificazione firmata da un tecnico al posto dei permessi comunali.
Il Giornale riporta Berlusconi che dichiara come il piano servirà a "dare a chi ha una casa e nel frattempo ha ampliato la famiglia la possibilità di aggiungere una stanza, due stanze o dei bagni con servizi annessi alla villa esistente". "Villa" è riportato da tutte le cronache di stampa, e non è un lapsus o una semplificazione da miliardari. La realtà è che la possibilità di ampliamento potrebbe essere realmente sfruttata solo da chi possiede abitazioni unifamiliari, al massimo dai proprietari delle famigerate "villette a schiera". Sempre Berlù ha aggiunto che non si rischiano abusi “perché tutto quello che si farà sarà in aderenza e in continuazione di case esistenti, quindi nelle zone che sono previste dal piano regolatore e con una vidimazione sotto responsabilità dei progettisti”. In caso di edifici composti da più unità immobiliari l'ampliamento può essere chiesto anche da singoli separatamente. Ma come si può ampliare un appartamento al terzo piano o una casa di ringhiera? Con delle protuberanze, dei bubboni sulle facciate staticamente rischiosi. Al massimo potranno essere incorporati vani scale e tamponati balconi o ballatoi, di cui è facile prevedere l'estinzione.
Il provvedimento è solo annunciato, nel classico stile berlusconiano, quindi inutile speculare prima di avere un testo approvato. Il commento possibile oggi è che non è l'ampliamento dell'esistente la chiave di rilancio del settore edilimmobiliare. Sarebbe più utile ad esempio eliminare i tributi da pagare per la divisione degli immobili. Il "frazionamento" come lo si chiama in gergo tecnico, costa caro. La conseguenza sono appartamenti di grandi dimensioni occupati un tempo da famiglie numerose e oggi abitati da persone sole o coppie anziane, che dopo la dipartita dei figli mantengono metrature inutili, costose ed energivore. Se questi alloggi sovradimensionati potessero essere divisi senza tasse, o magari con degli incentivi, si ridurrebbe il consumo di territorio e si utilizzerebbe al meglio il tessuto urbano esistente, con consistenti risparmi per la mobilità e le reti di servizi.
Domenica mattina qualche altra anticipazione arriva da una intervista di Niccolò Ghedini a La Stampa. All'obiezione che le facilitazioni aiuteranno essenzialmente i ricchi l'avvocato del premier replica: "In Italia le case di proprietà appartengono all’85 per cento dei cittadini e direi che i ricchi hanno già case abbastanza ampie da non aver bisogno di costruire di più".
La sostanza del provvedimento: per nuove ristrutturazioni e ampliamenti, basteranno delle autocertificazioni firmate da professionisti e con la formula del silenzio-assenso (a 30 o 60 giorni), si potrà procedere a ristrutturazioni o addirittura ampliamenti dell’esistente. Fino al 20 per cento in più di cubatura se si tratta di edilizia residenziale abitativa, fino al 30 per cento in più in caso di demolizione e ricostruzione di nuovi palazzi con un margine di un ulteriore 5 per cento se per la ricostruzione verranno utilizzati materiali e criteri di bioedilizia. La legge prevede l’applicazione solo per edifici già esistenti fino al dicembre del 2008 e le richieste di ampliamento dovranno essere presentate entro il dicembre del 2010.
In un paese normale non sarebbe necessario ribadirlo, ma Ghedini tiene a dire che "infine ci sarà il divieto assoluto di qualsiasi ampliamento per gli immobili abusivi".

giovedì 5 marzo 2009

Lusso sostenibile?

Dal 2001 l'International Herald Tribune organizza annualmente una conferenza in cui vengono analizzate ad altissimo livello le tendenze del mondo del lusso e della moda.
Deus ex machina dell'evento è Suzy Menkes, potente e temutissima cronista di moda del giornale, che altro non è che la versione globale del New York Times.
L'edizione 2008 della conferenza era programmata in India ed è stata rimandata a causa degli atacchi terroristici di Mumbai dello scorso novembre. L'evento ora si terrà a Dehli il 25 e 26 marzo. Il titolo è "Lusso sostenibile, mantenere la crescita nel rispetto dell'universo globale". Proprio così, è scritto global universe.
I lavori avranno inizio con una relazione della Menkes sul tema "Lusso sostenibile: soppravvivere a momenti turbolenti e inserire l'ambiente tra le priorità". Seguono vari speaker di spicco e non, da François-Henri Pinault a Lapo Elkann. Ecco il programma completo.
La partecipazione alla conferenza costa solo 2813€/2495£/3535$. Qui trovate il modulo di iscrizione.

martedì 3 marzo 2009

FDG 090303 #406

Vegan buffet

Lisbona - Roma 2 - 0

Mentre i rappresentanti del nostro governo si trastullano con i sogni atomici e partecipano a convegni organizzati dai negazionisti del cambiamento climatico, altri paesi cercano di sfruttare meglio il momento e le emergenze.
Il Portogallo ha pubblicato annunci a piena pagina su quotidiani internazionali come il Financial Times dove sopra una foto della rocciosa costa lusitana è scritto: "Il nostro sole ricarica le batterie di milioni di turisti. E dei loro telefoni cellulari. Portogallo, sede della più grande centrale di energia solare fotovoltaica del mondo".
In effetti la centrale costruita vicino a Moura, nella valle di Baldio das Ferrarías (foto), ricava 62 megawatt da 350.000 pannelli solari sparsi su 114 ettari. L'energia prodotta è sufficiente per 30.000 case e permette di risparmiare 150.000 tonnellate di CO2.
I Portoghesi hanno anche aperto un sito dedicato alla loro virtuosa politica energetica.

domenica 1 marzo 2009

Il nucleare de noantri

In questo strombazzato rinascimento nucleare promosso dal governo Berlusconi per ora spiccano solo la leggerezza e l'approssimazione dei politici e dei giornalisti di destra, tutti convinti che la panacea della crisi energetica italiana di oggi possano essere quattro centrali atomiche pronte – se va bene - tra 20 anni.
Nessuno dei sovraeccitati newclearisti della destra nostrana
ama ricordare che il nostro presidente gaffeur ha firmato lo scorso dicembre a Bruxelles un accordo europeo che ci obbliga a produrre il 17% di energia rinnovabile entro il 2020 (oggi siamo al 5.2%) e ad aumentare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro la stessa data. L'energia nucleare non è considerata rinnovabile e comunque le centrali atomiche di Scajola nel 2020 saranno ancora dei cantieri, ammesso che si facciano davvero. Come farà il governo della destra ad onorare il patto sottoscritto da Berlù assieme ai 26 altri capi di stato europei? La butteremo sulle barzellette e sul sarcasmo à la Tremonti?

Del resto l'accordo con la Francia, dopo l'annuncio roboante, e già stato archiviato e viene ancora citato solo come palcoscenico dell'ultima micidiale gaffe di Berlù.
Non è un caso: le elezioni sono alle porte e di dove piazzare il nucleare meglio non parlare. Nessuno vuole le centrali vicino casa, ai voglia il ministro Scajola a giurare che in Francia i comuni “fanno a gara per ospitarle”. Il governo della destra, che aveva annunciato l'emanazione dei criteri per la scelta dei siti entro il 2008, ha rinviato la decisione almeno fino a luglio, per non creare interferenze di consenso in vista di elezioni europee e amministrative. Vedremo cosa succederà dopo, visto che il titolo V della Costituzione delega alle regioni il compito di decidere sui siti delle centrali. E il prossimo anno sono in programma le elezioni regionali...
Per uscire da annunci, rimandi e pretattica segnalo una lettera di Fulco Pratesi pubblicata sul Corriere di oggi. Lo storico guru del WWF Italia ricorda come la Spagna, che ha nove centrali nucleari prossime all'esaurimento del ciclo di vita, non abbia nessuna intenzione di sostituirle. Le centrali spagnole hanno una età media di 25 anni e i 117 reattori già dismessi nel pianeta sono andati in pensione in media dopo 22 anni. Pratesi sottolinea anche come la Francia, che di centrali ne ha 59, dovrà presto chiuderne molte causa obsolescenza, ma non ha programmi per rimpiazzarle. Infatti nella terra di Sarko c'è un'unica centrale in costruzione, quella di Flamanville 3, e nessuna in progetto. Su quanto il nucleare italiano sia un affare ho gia scritto giorni fa. E s
e le nuove centrali EPR (European Pressurised Reactor) sono così efficienti perché Sarkozy vuole costruirne quattro in Italia e solo una a casa propria?

Criptozoologia

Il grande naturalista inglese Sir David Attenborough, in una intervista trasmessa ieri dalla BBC, ha dichiarato che crede che esistano prove "molto convincenti" dell'esistenza dello Yeti, detto anche abominevole uomo delle nevi.
"Sono state trovate impronte oltre i seimila metri - ha detto Attenborough - e non si arriva a quelle quote per fare uno scherzo".
Nessuno ha mai fotografato uno yeti, ma molti giurano di averlo visto, a cominciare da Reinhold Messner. Nel 1951 una spedizione sulle Himalaya scoprì al confine tra Nepal e Tibet delle impronte che furono fotografate da Eric Shipton (sopra).