martedì 16 dicembre 2008

Dopo Poznan, aspettando Obama

All'ingresso della conferenza sui cambiamenti climatici di Poznan qualcuno aveva piazzato una sequenza di statue di ghiaccio ornate da fasce su cui era scritto in varie lingue "Europa dove sei?". Nella città polacca, normalmente intirizzita da un rigido clima continentale, faceva più caldo del previsto (cambiamenti climatici?) e le statue tendevano a sciogliersi. Nel frattempo il Consiglio Europeo approvava a Bruxelles il "pacchetto clima 20+20+20", con la soddisfazione di Nicholas Sarkozy che conclude il semestre di presidenza francese della UE con un risultato storico.
E adesso tutti guardano agli USA. Anche il presidente della Commissione Europea Barroso, che per commentare l'accordo sul pacchetto clima ha utilizzato lo slogan di Barack Obama yes we can. "Il nostro messaggio ai partner nel resto del mondo è yes you can" ha detto. "Potete farcela a fare ciò che noi stiamo facendo". E rivolgendosi ad Obama lo ha invitato a "unirsi all'Europa e assieme a noi guidare il mondo".
In realtà Obama, malgrado abbia messo le questioni legate all'ambiente e all'energia al centro del suo programma di governo, ha obiettivi più modesti di quelli europei. Nei suoi progetti c'è una sostanziale stabilizzazione delle emissioni di CO2 degli USA entro il 2020, mentre l'Europa punta a un -20%. E se a Bruxelles alcuni sperano in una "grande coalizione climatica" tra Europa e America molti altri frenano, facendo notare che i segnali che arrivano dal Congresso americano sono per una generale opposizione a stabilire limiti vincolanti per le emissioni. Naturalmente una cosa tira l'altra e, come a Poznan la conclusione tutto sommato positiva della conferenza è dipesa anche da quanto era stato appena deciso a Bruxelles, adesso si conta sull'effetto traino che la scelta europea potrebbe produrre sulle politiche Americane.
I tempi sono molto stretti, manca meno di un anno alla COP-15 di Copenhagen, anche se proprio a Poznan si è deciso di far slittare di una settimana la conferenza, che adesso è in programma dal 7 al 18 dicembre 2009. Il nuovo protocollo sarà presentato nella prima versione già a giugno. Allora Barack Obama sarà presidente degli Stati Uniti solo da cinque mesi. Basterà un periodo così breve a cambiare radicalmente la rotta degli Stati uniti sulle politiche climatiche, abbandonando lo scetticismo cinico dell'era Bush? La scommessa non è semplice, anche alla luce del ribasso dei prezzi petroliferi che ha reso decisamente meno competitive le scelte energetiche alternative. Il prezzo della benzina negli USA si è praticamente dimezzato rispetto ai record di qualche mese fa.
Il discorso di investitura che Barack Obama pronuncerà il 20 gennaio 2009 a Washington potrebbe già chiarire molti dubbi. Gli ottimisti sperano che prevalga l'orgoglio americano e che il neopresidente, per non rimanere a traino dell'Europa, rilanci con progetti ancora più ambiziosi. Staremo a vedere.

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