giovedì 31 luglio 2008

Unanimità, quasi

Oggi la Camera dei Deputati ha approvato con voto unanime il disegno di legge che ratifica il trattato di Lisbona, già passato al Senato il 23 luglio. L'Italia è il 24esimo paese UE ad approvare il documento che rappresenta la nuova versione della Costituzione europea bocciata da Francia e Olanda nei referendum del 2005.
Soddisfazione di tutti, dal presidente della repubblica a quello del consiglio. Complimenti anche da Barroso.
La Camera ha accolto il risultato con una standing ovation, non condivisa dai deputati della Lega Nord che sono rimasti seduti ai loro posti.
Perché i leghisti hanno votato sì? Lo spiega il capogruppo Roberto Cota, sottolineando come oggi il parlamento abbia anche approvato un ordine del giorno che prevede di sottoporre a referendum popolare i trattati comunitari. "Questo ordine del giorno - ha detto Cota - chiede, inoltre, l'impegno del governo per l'inserimento nei trattati comunitari delle radici giudaico-cristiane come valore fondante del pensiero, della cultura storica e della tradizione dei popoli dell'Europa, la valorizzazione delle lingue locali, la riaffermazione del valore della famiglia naturale e chiede di risolvere il problema quote latte. Il voto favorevole della Lega al Trattato di Lisbona - ha concluso Cota - e' motivato dal fatto che l'unica via per salvare l'Europa è costruire un altro tipo di Europa con i valori tracciati dal nostro ordine del giorno".
La politica a volte fa miracoli, come dice chi crede nelle radici giudaico-cristiane.

mercoledì 30 luglio 2008

Extracomunitari con becco e piume

Chi si aggira per le campagne della costa baltica della Germania ha ottime possibilità di imbattersi in uccelli alti quanto un ragazzo che corrono veloci come beeb-beep, la preda inseguita da Wylie Coyote per l'eternità.
Si tratta di nandù (foto sopra), cugini sudamericani degli struzzi, allevati per le piume e la carne. Otto anni fa sei nandù riuscirono a scappare da un allevamento e cominciarono a moltiplicarsi in un'area protetta a sud di Lubecca. Uno studente tedesco ha dedicato ai nandù teutonici la sua tesi, contando 30 uccelli nel raggio di 80 Km e soprattutto "tre nidi con almeno cinquanta pulcini".
Al contrario di anatre e cervi i nandù sono protetti dalla legge tedesca, che ne vieta la caccia, ma gli agricoltori lamentano il loro comportamento aggressivo verso gli animali domestici e alcuni naturalisti hanno osservato come i giganteschi bipedi abbiano ridotto la presenza delle piccole specie autoctone quali passeri e merli.

Ambizione comunista

Il VII congresso di Rifondazione Comunista è finito in un bagno di sangue da cui, come Venere dalle acque, è risorto Paolo Ferrero, eletto segretario al fotofinish con i voti dei trotskisti e delle altre pittoresche minoranze. Lo sconfitto Nichi Vendola, arrivato al congresso con la maggioranza relativa dei delegati, ha bollato la coalizione di Ferrero come "un cartello informe".
Ferrero era il ministro di RC nel defunto governo di centrosinistra, ma ha criticato pesantemente la partecipazione del partito al governo Prodi. "Io ho fatto una cosa semplice, ho dichiarato di aver sbagliato ad aver proposto la linea di stare nel governo Prodi, forse i compagni di Rifondazione hanno apprezzato un dirigente che ammette di aver sbagliato".
Il segretario ha un blog gestito in maniera bizzarra, quasi schizofrenica. Alcuni post li scrive lui in prima persona, altri parlano dello stesso Ferrero in terza persona e con toni da ufficio stampa. Della prima categoria fa parte l'intervento che smentisce l'intenzione del partito di uscire dalle giunte locali di centrosinistra (Ferrero ha chiuso ogni porta alle alleanze centrali con il PD, cordialmente ricambiato).
Ecco il teorema: "In merito alle singole esperienze amministrative locali, valuteremo caso per caso la necessità e l’agibilità della nostra presenza al governo, ove se ne presenterà occasione e modo per discuterne, non certo decidendo, con decisioni unilaterali e onnicomprensive, di uscire da tutte le giunte".
Detesto rimpiangere Bertinotti.

martedì 29 luglio 2008

FDG 080729 #267

Giostra, Marseille

Metano dalle fogne

Nelle scorse settimane sostenibilitalia ha approfondito il tema delle emissioni di metano in atmosfera prodotte da mucche, pecore e altre mandrie. E gli umani? La nostra produzione corporea di metano è molto ridotta, ma il gas si sviluppa anche dai nostri escrementi. Così la compagnia canadese di gas Terasen ha deciso di avviare a Vancouver un impianto sperimentale per il recupero del gas prodotto dai depuratori fognari, cioè dalla nostra cacca. Il metano viene prodotto dal processo nella fase di depurazione in cui i rifiuti solidi vengono separati dai liquidi ed è ad alto grado di purezza e senza odore (la "puzza di gas" a cui siamo abituati è causata dai mercaptani, composti chimici che vengono aggiunti al metano per svelate le perdite).
L'impianto di Vancouver, che costa circa 700.000 Euro, sarà in grado di soddisfare circa 100 utenze domestiche ed entrerà in funzione tra un anno.
Nessun ricercatore sembra intenzionato a sperimentare sulla razza umana zainetti bombola come quelli utilizzati per catturare il metano prodotto dalle pere delle vacche argentine.

lunedì 28 luglio 2008

Federalismo dietetico

47 anni, finta bionda con veri occhi azzurri, Francesca Martini è stata nominata in quota Lega Nord sottosegretario al welfare con delega alla salute. Veronese doc, la Martini (foto non recentissima) era stata cooptata lo scorso anno nella giunta regionale del Veneto quando l'assessore alla sanità in carica, Flavio Tosi, si era dimesso per diventare sindaco di Verona. Alla conferenza stampa di presentazione Francesca Martini dichiarò che la priorità del suo mandato sarebbe stato il federalismo sanitario, ovvio.
Il sottosegretario non si tira indietro e due settimane fa è intervenuta personalmente e ha fatto arrestare una rom che a Verona chiedeva l'elemosina con il figlio in braccio.
La Martini è cinofila e ha detto la sua anche nel caso dell'anziana sbranata pochi giorni fa da un pitbull a Sassari, dichiarando che il cane assassino "era stato lasciato solo" e contestando la lista delle razze canine pericolose.
La sua ultima uscita è apparsa ieri sulla Padania, quotidiano della Lega Nord, dove il sottosegretario alla salute lancia la sua ricetta: "Dieta Padana", riso, polenta verdure e patate. L'annuncio è rilanciato dal Corriere che virgoletta la Martini quando dichiara "Non è certo per le mie origini né per le idee politiche che intendo promuovere questo tipo di alimentazione. Credo nel valore nutrizionale e salutare della dieta federalista (...) perché esportare solo il modello della mediterranea? Io promuoverò la padana. Non è giusto dimenticare l'altra metà del Paese».
Polenta ai formaggi, risotto con ossobuco e cassouela di maiale. Burro, patate, radicchio, mele e pere.
Nutrizionisti nel panico.

domenica 27 luglio 2008

Sinistra battibaleno

Un battibaleno. Tanto è durato il progetto di unità a sinistra tra Verdi, Comunisti dilibertiani e Rifondazione.
Raccogliendo gli stracci della disfatta elettorale che li ha obbligati al ruolo di extraparlamentari, i tre partiti hanno celebrato congressi straordinari nelle ultime due settimane.
I Verdi hanno fatto quasi finta di niente, con una minoranza critica inchiodata al 15% e il resto dei resti del partito ad eleggere Francescato in continuità con Pecoraro Scanio. I Comunisti di fede dilibertiana hanno confermato senza se e senza ma il loro leader che, tanto per essere innovativo, ha rilanciato il centralismo democratico come cardine della politica del terzo millennio.
In questo weekend i Comunisti rifondatori si sono scannati come alle Termopili in un congresso dove non si facevano prigionieri. Alla fine ha vinto Paolo Ferrero (foto), eletto segretario con 142 voti su 280. Non esattamente un plebiscito, ma abbastanza da permettere al grigio ex operaio FIAT ed ex ministro alla solidarietà sociale di ricacciare a Bari Nichi Vendola e ammutolire i sostenitori del presidente della Puglia, a partire dal mondano Bertinotti e dal glabro Migliore.
Poche ore dopo l'elezione la pagina di Ferrero su Wikipedia era già aggiornata, segno di grande attenzione alla comunicazione. Vendola nel suo intervento di oggi è stato durissimo e ha ribadito che non lascerà il partito, che in ogni caso esce a pezzi dal congresso. Ferrero arrivava a Chianciano con qualche voto in meno di Nichi, li ha recuperati in nottata alleandosi con le mozioni minoritarie.
Il nuovo segretario ha un blog e viene da Democrazia Proletaria, come Giovanni Russo Spena che è uno dei suoi king maker. Ferrero esclude ogni possibilità di accordo con il PD e ribadisce che RC dovrà essere un partito di opposizione dura e pura, almeno a livello di governo nazionale. "Questo non vuol dire assolutamente che si rompono tutte le giunte locali, diciamo solo che queste saranno verificate sulla loro capacita' di incidere sulla vita della gente".
Rifondazione, che secondo i sondaggi oggi vale attorno al 3%, guarda con molta apprensione alle ipotesi di soglia minima prospettate da Berlù per le elezioni europee.
Il consiglio di Sostenibilitalia all'antipatico Ferrero, già suggerito invano a Diliberto e Bertinotto, è quello di mollare il sigaro toscano che è ormai appurato portare ai comunisti una sfiga micidiale.

sabato 26 luglio 2008

L'ultima ad arrendersi

Tra le squadre di calcio europee l'Atletico di Bilbao si è sempre distinta per le sue regole, prima fra tutte quella di non tesserare giocatori che non fossero Baschi. Banditi quindi non solo gli stranieri ma anche gli spagnoli di altre regioni e tutto il futuro del club puntato sul vivaio. Malgrado questa politica xenofoba l'Atletico fa parte, assieme a Real Madrid e Barcellona, del terzetto di club spagnoli che non sono mai retrocessi in serie B ed ha vinto 8 campionati e 23 coppe di Spagna.
L'Atletico Bilbao era anche l'unica squadra professionista d'Europa ad avere sempre rifiutato sponsorizzazioni, lasciando libera la classica maglia a righe biancorosse da loghi e scritte.
Fino ad oggi, quando il nuovo presidente Fernando Garcia Macua ha annunciato di avere accettato uno sponsor. A spuntarla è stata la raffineria basca (ovvio) Petronor, che potrà scrivere per prima il suo nome sulle maglie del club in cambio di due milioni di euro l'anno.
L'annuncio ufficiale sarà fatto martedì prossimo.

Il tour di Obama in Europa

Secondo la polizia, che in genere minimizza, c'erano più di 200.000 persone davanti a Barack Obama a Berlino. Perché duecentomila tedeschi vogliono ascoltare un discorso in inglese del candidato democratico alla presidenza USA? Carenze affettive, probabilmente. La Germania adora i leader carismatici e Obama sa giocare questo ruolo con grande destrezza. Le reazioni al discorso di Berlino sono contrastanti. Secondo l'Economist è stato essenzialmente un successo. L'opinione del New York Times è diversa e sottolinea come Obama sia stato terribilmente vago su temi cruciali come commercio, difesa e politica estera, cioè gli argomenti dove oggi si registrano le divergenze più acute tra Europa e USA. Il NYT ricorda anche che questo tour è la prima presenza in Europa di Obama da quattro anni a questa parte, quando si fermò di passaggio in una missione in Russia.
Giovedì Le Monde ha sottolinato come Obama non abbia mai chiesto di incontrare l'ambasciatore dell'Unione Europea a Washington.
Dopo Berlino Barack ha proseguito il suo tour a Parigi, dove Nicholas Sarkozy lo ha accolto come "un amico", poi in serata è arrivato a Londra. Alla giornalista di Sky che a Berlino gli aveva chiesto come mai non fosse passato dalle nostre parti Obama ha risposto da vera rockstar: «Amo l'Italia, è un paese meraviglioso, prometto che verrò appena possibile».
Berlù, che vanta spesso la sua intimità con George W. Bush, aveva detto il mese scorso di preferire come prossimo presidente USA John McCain. La motivazione è che "se vincesse non sarei io il più vecchio: io sono nato il 29 settembre del '36 e lui il 29 agosto, quindi è più vecchio di me di un mese".
Statisti si nasce.

giovedì 24 luglio 2008

Proibizionismo

Aveva cominciato lo scorso anno San Francisco, seguita dall'Australia e persino la Cina. Adesso anche il consiglio comunale di Los Angeles ha votato una delibera che vieta l'uso delle buste di plastica a partire dal luglio 2010. O quasi, nel senso che il provvedimento potrebbe non entrare in vigore se nel frattempo lo stato della California imporrà una tassa di 25 centesimi per sacchetto (una proposta di legge statale in questo senso è stata depositata lo scorso aprile dal deputato democratico Mike Davis di Los Angeles). La scelta delle tasse ha pagato in Irlanda, dove una imposta di 22 centesimi di euro per sacchetto, introdotta nel 2002, ha ridotto l'uso delle buste di plastica del 90% e portato milioni di euro nelle casse dello stato.
Il comune stima che a Los Angeles si usino oggi 2.3 miliardi di sacchetti l'anno, più di sei milioni al giorno.

mercoledì 23 luglio 2008

Coincidenze new cleari

Oggi la Fondazione Giuseppe Saragat (sito web aggiornato - si fa per dire - a settembre 2007) e l'Associazione Nucleare Italiana (anche questo sito web è inchiodato a dicembre 2007) hanno organizzato a Roma a Palazzo San Macuto un seminario riservato ai parlamentari sullo stimolante tema “Il nucleare oggi in Italia”. L'argomento è di grande attualità, visti i proclami di Berlù e dei suoi ministri, Scajola e Brunetta in testa (a proposito: ciao Titti!).
A rafforzare il paradigma atomico contribuisce anche il Sole 24 Ore, che oggi intervista Francesco Troiani, coordinatore della ricerca nucleare dell'ENEA. Al foglio di Confindustria Troiani dice che "in dieci anni potremo avere le prime centrali", minimizza l'aumento esponenziale dei costi dell'uranio e contabilizza i costi di produzione dell'energia nucleare senza considerare le altissime spese per lo smaltimento delle scorie. Eppure Troiani è anche presidente di Nucleco, una società partecipata da Sogin ed ENEA che si occupa proprio della "gestione" delle scorie nucleari.
La passione di Confindustria per il revival nucleare resta misteriosa. La tecnologia di settore in Italia è quasi assente, quindi le ricadute produttive sarebbero minime. I tempi non permettono di sperare in un contributo atomico alla produzione energetica nazionale prima del 2020, neppure ad essere ottimisti come Troiani. Resta quindi un "frattempo" di molti anni in cui dovremo, secondo gli accordi sottoscritti in sede europea, ridurre le emissioni del 20%, aumentare l'efficienza energetica della stessa percentuale e portare la nostra quota di energia da fonti rinnovabili al 17%, contro l'attuale 5.2. Perché i nostri industriali non si buttano a capofitto in queste sfide, che rappresenano le grandi opportunità di sviluppo del prossimo decennio? In Germania, Spagna, Regno Unito e nel resto d'Europa il capitale privato sta scommettendo sulle fonti rinnovabili e sull'innovazione energetica. Gli imprenditori europei non lo fanno per la salvaguardia dell 'ambiente ma per banali questioni di profitto. Perché vedono in questo settore enormi possibilità di sviluppo. Dalle nostre parti gli "industriali", dalla presidenta Marcegaglia in giù, lamentano solo gli alti costi dell'energia, come ci si lamenta della siccità o dei contributi previdenziali. Il nostro declino comincia da qui, dalla incapacità della nostra classe imprenditoriale di cogliere le occasioni, di guardare un poco più lontano.
Intanto, guarda le coincidenze, in Francia si registra oggi il terzo incidente nucleare in due settimane, con un centinaio di operai "leggermente contaminati" dalla fuga di materiale radioattivo di una centrale. Niente di serio, ma l'emotività non si comanda. E sarà proprio la componente emotiva a decidere se il nucleare potrà tornare in Italia. A Trino Vercellese, Caorso e Montalto di Castro sono già cominciate le mobilitazioni, solo sulla base del sospetto che i siti delle vecchie centrali sarebbero i più semplici per ospitare le nuove. Il governo non ha anticipato nulla, ma la gente non è cretina e capisce che è più facile imbrattare dove è già sporco.
Francesco Troiani dice che per le prime centrali potrebbero bastare dieci anni se "saremo efficaci e veloci nel ricostruire il cosiddetto sistema paese e riacquistare il consenso della gente".
Dieci anni potrebbero bastare in Finlandia, forse. In Italia facciamo 25, e non se ne parla più.
Ma c'è quel "frattempo", di cui nessuno al governo parla. Ed è esattamente il periodo in cui tutto succederà. Poveri noi.

FDG 080723 #265

Esibizionista, Zaragoza

martedì 22 luglio 2008

L'ape e il capoclasse

Due mesi fa, il 21 maggio, il IV governo Berlusconi si riunì per la prima volta a Napoli. Nella conferenza stampa finale il ministro capoclasse Tremonti fece del suo meglio per magnificare i tagli di spesa decisi dall'esecutivo, primi segnali del rigore introdotto dal centrodestra. "Vuole un esempio? - disse il capoclasse rispondendo alla domanda di un giornalista - A come Apicoltura. Per l'apicoltura c'é un fondo di 2 milioni di euro, 4 miliardi delle vecchie lire. Il fondo non mi sembra un intervento serio a favore delle api ma un intervento non serio" a favore di chi ne ha deciso l'istituzione per finalità politiche. Berlù aggiunse ''Abbiamo fatto un 'repulisti' dei regali fatti dal precedente governo agli amici, agli amici degli amici, dei capricci di spesa molto presenti nel 'Milleproroghe'''.
In questi due mesi le organizzazioni degli apicoltori si sono agitate a dovere, facendo pressioni evidentemente irresistibili su Luca Zaia, ministro leghista all'agricoltura con passato discotecaro. Il povero Tremonti non ha retto l'impatto e il piano anti-api sbandierato a Napoli è stato annullato. Nel decreto votato la scorsa notte dalla Camera sono magicamente ricomparsi i due milioni per l'apicoltura.

Statisti

lunedì 21 luglio 2008

Nel frattempo Stefania...

Come presidente di Agende 21 Locali Italiane ho chiesto formalmente un incontro al ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo pochi giorni dopo il suo insediamento. Fino ad oggi non ho avuto nessun riscontro. Eppure non credo di essere un questuante qualsiasi. Le Agende 21 Locali Italiane hanno più di quattrocento enti locali associati, oltre a 11 regioni e molti sostenitori. Un bel gruppo che lavora con passione e determinazione sui temi dello sviluppo sostenibile a livello locale.
Nell'attesa di una risposta da Prestigiacomo ho incontrato il ministro all'ambiente della Grecia Stavros Kalogiannis. Ci siamo visti ad Atene giovedì scorso, nella sede del parlamento greco (foto, con Pericle sullo sfondo). Il ministro si è dimostrato molto interessato alle proposte di collaborazione che gli ho prospettato. Abbiamo concordato sulla necessità di costruire un "polo orientale" che possa bilanciare l'asse francese-spagnolo nell'Unione per il Mediterraneo. Ho proposto a Stavros di esportare in Grecia le esperienze del nostro gruppo Agende 21 per Kyoto, come il modello di calcolo delle emissioni delle città a cui stiamo lavorando.
Il ministro Kalogiannis ha accettato volentieri l'invito a parlare alla assemblea del Forum delle Città dell'Adriatico e dello Ionio in programma a Durazzo, Albania il prossimo settembre.
Usciti dal parlamento, a piedi e senza scorta, siamo andati a prendere un caffè in un bar di Kolonaki, il quartiere dello shopping.
Detesto invidiare i Greci.

sabato 19 luglio 2008

La sindrome di Saragozza

Una folta delegazione lombarda guidata dal sindaco di Milano Letizia Moratti ha visitato due giorni fa l'Expo di Saragozza, che aveva inserito nel programma un "Milan day". L'Italia ha salutato come evento epocale l'assegnazione dell'Expo 2015 a Milano, ma pochi sanno che fino a settembre c'è una Expo in Spagna e ancora meno si interessano alla prossima, che sarà nel 2010 a Shangai. Per non parlare di quella del 2012 a Yeosu in Corea del Sud, coperta dall'oblio.
La comitiva milanese è ripartita dall'Aragona con un pesante bagaglio di insicurezze. Molte le perplessità sulla reale capacità di attrarre visitatori. Saragozza prevedeva dieci milioni di presenze, ma dopo un mese abbondante dall'inaugurazione del 14 giugno si è rimasti a poco più di un milione e mezzo. Se il trend resterà questo si chiuderà il 14 settembre sotto i quattro milioni. Oggi la media dei visitatori è di 47.500 al giorno. Cifre notevoli, ma molto inferiori alle aspettative. Il biglietto costa 35 Euro, una bella cifra. Recentemente è stato aggiunto un ingresso da 12 Euro dalle 22 in poi, quando cominciano gli spettacoli.
Ho visitato l'Expo di Saragozza a fine giugno (la foto sopra è mia) in concomitanza con la convention europea di ICLEI. Mi sembrava che in giro ci fosse anche troppa gente, ma evidentemente mi sbagliavo. Ho trovato eccessive le distanze tra i padiglioni e i vari punti di interesse, poi ho saputo che l'area prevista a Milano è quattro volte più grande. A Saragozza l'Expo si ravviva di notte e va avanti fino all'alba, ma è difficile pensare a una simile movida nell'area milanese, anche perché Letizia Moratti non è esattamente l'anima della festa.
Intanto il governo sta preparando un decreto per istituire un "comitato di pianificazione" per l'Expo milanese composto da 12 membri, sette dei quali fanno parte dell'esecutivo.
Sette ministri in un paese normale avrebbero altro da fare.

Elogio di Titti

Tutti noi blogger utilizziamo dei contatori per verificare il numero, la frequenza e la provenienza dei visitatori dei nostri siti. Sono dati interessanti e utili, non sempre accuratissimi ma generalmente attendibili.
Alcuni di questi programmi visualizzano anche il percorso di provenienza dei visitatori. Ad esempio, se un navigatore è arrivato su Sostenibilitalia partendo da una ricerca fatta su Google, io posso risalire alla parola o alla frase che il mio lettore stava cercando.
Il ministro Renato Brunetta si è presentato in Quirinale al ricevimento del 2 giugno scorso mano nella mano con una bella giovane signora che ha presentato come "Titti, la mia fidanzata ufficiale" (foto).
Da quando ho pubblicato la foto di Brunetta e Titti i contatori che analizzano il traffico del sito registrano ogni giorno qualche visitatore arrivato cercando proprio lei, con voci su Google tipo "Titti fidanzata Brunetta" oppure "foto fidanzata ministro Brunetta".
Il dato in sé non è particolarmente entusiasmante e conferma la passione degli italiani per il gossip, o meglio il pettegolezzo.
Lo stesso ministro Brunetta, fustigatore di statali fannulloni e Torquemada di malati immaginari, probabilmente gradirebbe che l'attenzione pubblica fosse rivolta ai suoi provvedimenti piuttosto che alla vita privata e alla sua girlfriend.
L'Italia, dal suo presidente del consiglio in giù, è un paese di pruderie, di chiacchiere fatte dal barbiere o dall'estetista. E non ci sono segni di miglioramento in vista.
In ogni caso: grazie Titti. Tuo malgrado hai migliorato le statistiche di Sostenibilitalia, facendomi seriamente riflettere se invece che di Europa, innovazione, ambiente ed energia non sarebbe il caso che mi occupassi di cronaca rosa, divismo e vippaio.

mercoledì 16 luglio 2008

Il pieno di corrente

I dati diffusi oggi dimostrano che il mercato dell'auto nel mese di giugno è calato in Europa del 7.9% e in Italia del 19%. Non c'è molto da stupirsi, con l'aumento dei prodotti petroliferi e le aziende del settore che continuano a non fornire alternative ai clienti.
Ma qualcosa forse presto cambierà. Toyota, Honda, Subaru e altri stanno già sperimentando i primi modelli ibridi con ricarica domestica, cioè attraverso una normale presa di corrente. La General Motors sta praticamente giocando tutto il suo futuro sulla Chevrolet Volt, una ibrida plug-in che sarà commercializzata nel 2010 (in Europa arriverà con il marchio Opel).
Perché puntare sull'elettricità? perché il suo prezzo è svincolato da quello del petrolio, vista la quantita di fonti energetiche con cui è prodotta. Negli ultimi anni il petrolio ha aumentato il suo costo vertiginosamente, la benzina è almeno raddoppiata mentre gli incrementi dell'energia elettrica sono stati molto più modesti. L'elettricità, al contrario dell'idrogeno, non richiede la costruzione di una nuova filiera di distribuzione ed è disponibile già oggi ovunque. Altre alternative non sembrano praticabili: i biocarburanti, ammesso che possa esserne incrementata la produzione senza danneggiare l'alimentazione umana, viaggiano con prezzi anche più alti dei prodotti petroliferi. Metano e GPL seguono le oscillazioni speculative del petrolio e la loro disponibilità è limitata.
Qualche tempo fa avevo riportato su Sostenibilitalia un fondo dell'Economist che sosteneva, in una prospettiva squisitamente economica, che il futuro dell'energia è nel watt e consigliava il capitalismo occidentale di imporre una carbon-tax per incentivare il mercato a puntare sulle fonti rinnovabili.
Malgrado gli anatemi di retroguardia del capoclasse Tremonti alcuni giurano che la svolta verrà proprio dalla Cina, mercato in cui oggi si vendono dieci milioni di auto l'anno. Perché sarà la Cina a salvarci? Perchè in Cina il boom della motorizzazione è arrivato dopo la fine dell'era del petrolio a basso prezzo. Oggo a Pechino un litro di benzina costa più o meno un dollaro, di fronte a un reddito medio pro capite di appena 2000$ l'anno. Il mercato automobilistico è appena partito: oggi solo 24 cinesi su mille hanno un auto, contro 800 americani. Per svilupparsi, considerata la situazione economica del paese, il mercato cinese dovrà puntare su fonti di energia alternative al petrolio. E infatti il governo di Pechino introdurrà entro quest'anno incentivi del 10% per l'acquisto di auto a basso impatto. Del resto le potenzialità sono enormi e giustificano la ricerca di nuove soluzioni. I marchi globali sono coscienti della sfida e cominciano ad attrezzarsi: Toyota sta costruendo nel Guangdong una linea di produzione della berlina ibrida Camry, altri stanno cercando joint-ventures con industrie locali.
I mercati emergenti una volta erano quelli dove le grandi case automobilistiche vendevano i modelli obsoleti e fuori produzione, oggi sono al centro dell'avanguardia e della ricerca.
Da quelle parti non ci sono "industriali" che si lamentano perché l'energia costa troppo cara. Ci sono imprenditori che investono nella ricerca e nell'innovazione e scommettono sulla produzione di energia alternativa a basso costo. Lo fanno perché è un business, anzi il business dei prossimi anni.
In Italia invece il governo cancella i 700 milioni di Euro di fondi destinati al Protocollo di Kyoto per tappare i buchi di ICI e ticket sanitari. Berlusconi, Scajola e Brunetta fanno annunci roboanti sul nucleare "entro la legislatura" e poi ieri in commissione parlamentare non riescono nemmeno a inserire una frase concreta sul nucleare nel decreto fiscale.
Io seguo con attenzione quanto succede a Pechino, l'innovazione verrà da lì. E mentre in Asia qualcuno inventerà il nostro futuro Tremonti starà ancora blaterando di dazi.

martedì 15 luglio 2008

Pere in trappola

Qualche giorno fa avevo raccontato in un post le ricerche degli scienziati australiani e neozelandesi per un vaccino anti pera che riducesse le flatulenze dei ruminanti. Il metano emesso da mucche, pecore e dal resto della fattoria è micidiale per l'effetto serra, visto che scherma il calore almeno 23 volte di più del CO2.
Stavolta l'innovazione viene dall'Argentina, paese di grandi allevamenti in cui la flatulenza dei quadrupedi contribuisce per il 38% all'emissione di gas serra. Nelle Pampas ci sono più di 55 milioni di mucche e ognuna emette dagli 800 ai 1000 litri di metano al giorno. Secondo un rapporto della FAO pubblicato nel 2006 il miliardo e mezzo di mucche che ci sono sulla terra contribuiscono per il 18% al riscaldamento globale. Gli scienziati argentini stanno sperimentando dei serbatoi/zaino in cui intrappolare le emissioni delle bestie (foto). Adesso bisognerebbe trovare il modo di buttare questo gas nel serbatoio di una Panda a metano.

lunedì 14 luglio 2008

Du iu spic inglisc? Parlé vu fransé?

Proprio in questi giorni il nostro Presidente del Consiglio ha lanciato i suoi strali contro l'Europa, colpevole di trascurare l'italiano in favore di un "trilinguismo di fatto" composto da inglese francese e tedesco. Berlù è arrivato a consigliare ministri e delegati italiani a non partecipare a vertici o riunioni in cui i documenti ufficiali non siano tradotti anche in italiano.
La questione non è nuova e lo stesso Berlusconi la aveva sollevata nel 2005 (con scarso successo, leggi l'articolo di archivio del Corsera di tre anni fa).
I bellicosi propositi di Berlù non sembrano avere sortito effetti rilevanti neppure stavolta. Ad esempio la dichiarazione finale del summit di ieri dell'Unione del Mediterraneo è pubblicata sul sito della presidenza francese solo in inglese e francese.
Il sito web della nostra Presidenza del Consiglio dedica un dossier al vertice di Parigi. Tra comunicati stampa, interviste e materiale vario c'è anche la dichiarazione finale, ma anche qui niente italiano, solo il testo in inglese. Non ci sono traduttori a Palazzo Chigi?

Siria, Israele e O sole mio

Evidentemente ho una vocazione nazionalpopolare, dato che il titolo del mio post di ieri l'ho rivisto oggi su La Repubblica e il TG1.
Erano tutti seduti attorno a un grande tavolo ovale sotto il tetto vetrato del Grand Palais, con i condizionatori a manetta. "Siamo uniti da un destino comune" ha detto il presidente egiziano Mubarak (nella foto con Sarkozy).
La sostanza del vertice di Parigi è stata offuscata dalle questioni mediorentiali, in particolare dallo "sdoganamento" francese della Siria (Assad e graziosa consorte presenti anche domani alla parata per la presa della Bastiglia) e dalla presenza contemporanea dell'israeliano Olmert e del palestinese Abu Mazen. Sotto questo aspetto Sarkozy ha incassato un grande successo personale, visto che mai nella storia Israeliani e Siriani si erano seduto allo stesso tavolo (il cerimoniale francese era stato organizzato per evitare che i due si incrociassero, non parliamo di strette di mano o convenevoli). Al momento dell'intervento di Olmert il presidente siriano Assad era casualmente uscito, anche se poi ha detto a TF2 che "non abbiamo altra scelta se non la pace".
Il progetto dell'Unione per il Mediterraneo è stato ufficialmente varato, i ministri degli esteri dei 43 paesi avranno un meeting all'anno mentre i capi di stato si incontreranno con cadenza biennale. La dichiarazione finale è più forte delle bozze circolate nei giorni scorsi. Si cita apertamente il negoziato tra Siria e Israele attivato con la mediazione turca, si sottolinea la necessità di non associare terrorismo e fede religiosa e si auspica un medio oriente senza armi atomiche.
E l'Italia? Per non smentirsi Berlù, arrivando all'Eliseo per la cena ufficiale, ha chiesto alla banda militare di suonare O sole mio.
Nei cinque minuti del suo intervento al Grand Palais il nostro presidente del consiglio ha proposto di formare un cartello di paesi consumatori che imponga ai produttori un prezzo massimo per il petrolio. Ipotesi bizzarra, visto che oggi non esistono alternative possibili e non è chiaro quale contromossa potrebbe essere fatta se i produttori se ne fregaresso. Poi, incurante del fatto che una delle priorità citate da Sarkozy fosse un piano di energia solare per il Mediterraneo, il nostro premier ha ripetuto la solita litanìa nucleare, invocando la costruzione di nuove centrali, che neppure la ipernucleare Francia aveva nominato. Berlusconi ha anche ricordato quando "da privato" sostenne Arafat e ha confermato il suo appoggio all'ingresso nell'Unione della Turchia ma anche di Israele.
"Molti colleghi hanno definito il mio intervento muscolare" si è autocommentato Berlù.

sabato 12 luglio 2008

Club Méditerranée

Domani è domenica 13 luglio e Nicolas Sarkozy riunirà le delegazioni dei 27 paesi UE e degli altri 17 che si affacciano sul Mare nostrum per formalizzare la nascita della Unione per il Mediterraneo.
Il primo grande evento politico del semestre francese di presidenza dell'Unione si svolgerà in una data non banale per i francesi (la vigilia della presa della Bastiglia) e nella sede maestosa del Grand Palais (sullo sfondo in una FDG di qualche tempo fa).
Il progetto era stato formalizzato il 20 dicembre 2007 in un vertice a tre svoltosi a Palazzo Chigi tra Sarkozy, Zapatero e Prodi. L'idea originale, presentata da Sarkozy in campagna elettorale nel 2007, era che all'Unione partecipassero solo i paesi meridionali della UE, ma le opposizioni registrate nel vertice europeo dello scorso 13 marzo, particolarmente da Angela Merkel, hanno convinto la Francia ad allargare gli inviti a tutti gli stati membri. In quella occasione è stata anche coniata la denominazione ufficiale Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo (se non conosci bene il Processo di Barcellona guarda qui).
L'Unione per il Mediterraneo non ha ricevuto critiche solo dal nord Europa. Bouteflika e Gheddafi domani non saranno a Parigi, lasciando guidare le delegazioni di Algeria e Libia ai loro subalterni. Erdogan sembra che alla fine parteciperà, ma le riserve turche restano molte.
Per l'Italia ci sarà il Presidente del Consiglio Berlusconi, in arrivo a Parigi verso le 14 (ecco la sua agenda per domenica e lunedì).
Il vertice sarà presieduto da Sarkozy e dal presidente egiziano Mubarak, che dovrebbero poi essere designati come primi reggenti dell'Unione, la cui struttura prevede una doppia presidenza condivisa da un paese UE e uno esterno. L'Unione per il Mediterraneo avrà una sede permanente e le candidature sul tavolo sono Marsiglia e Barcellona (come al solito di Italia non si parla, mentre ad esempio Palermo sarebbe perfetta).
Per la Francia l'occasione è irripetibile e Sarkozy non intende farsela sfuggire, cercando di recuperare nello scenario internazionale i consensi e l'autorevolezza che sta perdendo a casa sua. Le Monde di ieri ha pubblicato un articolo del ministro degli esteri Bernard Kouchner dal titolo Europa: l'avvenire passa per il Mediterraneo. Per noi il rimpianto di non avere fatto niente di simile durante la presidenza di turno italiana del 2003, quando Berlusconi fece ben poco oltre che sperare (invano) di poter ratificare la costituzione europea nel suo semestre.
Stavolta Berlù riuscirà ad evitare le solite battute e a dare all'Italia un ruolo da protagonista? Per l'Adriatico e i Balcani l'Unione sarà una nuova opportunità o rischia di spostare altrove l'attenzione e gli aiuti della comunità internazionale?
Sostenibilitalia
seguirà l'evento con grande attenzione.


FDG 080712 #264

La ragazza del motorista

venerdì 11 luglio 2008

L'impronta ecologica del pupo

Da Mother Jones una serie di dati impressionanti sul peso dei bebè occidentali nell'ecologia del pianeta.
Il 96% dei bambini americani usa i pannolini (sporcandone in media 3800 nei primi due anni e mezzo), contro il 6% dei Cinesi e il 2% degli Indiani.
Un bambino americano produce ogni anno più di 20000 Kg di CO2, quanto 106 bambini haitiani. Un bambino etiope ne produce poco più di 100 Kg.
I bambini americani sono solo il 4% dei nuovi nati di tutto il mondo, ma consumano più del 40% dei giocattoli della terra.
Ci vogliono 223 alberi per bilanciare la CO2 prodotta da un bambino che guarda tre ore di TV al giorno per 18 anni. Il 19% dei bambini americani sotto i 12 mesi ha una televisione in camera.

Macchè ambiente, solo per i soldi

Secondo Forbes Thomas Boone Pickens, il cui patrimonio netto è stimato in circa tre miliardi di dollari, è il 117° uomo più ricco d'America e il 369° del mondo. La sua fortuna l'ha costruita sul petrolio, sui diritti idrici e con la strategia dei takeover industriali, essendo a capo di BP Capital Management, uno dei più aggressivi hedge fund.
T. Boone Pickens è texano di fede repubblicana (ha sostenuto la breve campagna presidenziale 2008 di Rudolph Giuliani) e negli ultimi mesi ha riempito le cronache americane con il progetto di costruire la più grande centrale eolica del mondo, con 2000 turbine per un totale di 4000 Megawatt, pari alla produzione di due centrali nucleari di medie dimensioni e al consumo di un milione di cittadini americani. Il preventivo di progetto arriva a 10 miliardi di dollari e in una intervista a Fast Company il miliardario ha dichiarato candidamente di farlo "solo per i soldi" e di aspettarsi dall'investimento una rendita "minimo del 15%, probabilmente più vicina al 25%".
Pickens ha elaborato una strategia di sviluppo centrata sugli investimenti in energie rinnovabili come eolico, solare e biogas e la spiega nel dettaglio sul sito Pickensplan. Pickens espone delle tesi semplici che partono dal dato che nel 1970 gli USA importavano il 24% del fabbisogno di petrolio, che oggi è diventato il 70% e continua a crescere. L'import di petrolio costa agli USA 700 miliardi di dollari l'anno, quattro volte la guerra in Iraq. Il picco della produzione mondiale di petrolio è stato nel 2005 e da allora la produzione è scesa, malgrado la domanda continui ad aumentare. Perciò, secondo il tycoon, è ora di pensare a delle alternative valide e "l'America è l'Arabia Saudita del vento". L'energia eolica sarà la "rinascita economica dell'America rurale".
Pickens non ha esitazioni sulla validità del progetto ma dichiara che non piazzerà le turbine nel suo ranch perché "sono brutte". "Le metterò sul terreno dei vicini, a cui pagherò una royalty dal 4 al 7%, ovvero da dieci a ventimila dollari l'anno a turbina".

giovedì 10 luglio 2008

Jurassic-8

La lettera G di G-8 forse sta per “Giurassico”.
Al di là della crescente difficoltà di concordare decisioni rilevanti (e della conseguente perdita di autorevolezza), il G8 può essere ancora considerato il cenacolo dei potenti del mondo? I dubbi aumentano e sono decisamente fondati. Le nuove economie crescono anche più in fretta del previsto e lo scenario mondiale è davvero mutevole.
Goldman Sachs ha sviluppato un modello econometrico per valutare il peso reale dei paesi del G7 e della Russia, producendo risultati abbastanza sorprendenti. Secondo Goldman Sachs oggi il ranking economico mondiale vede nell'ordine USA, Giappone, Germania, Cina, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna. Resterebbero escluse Russia e Canada, che però sono due tra i principali fornitori di combustibili (gas, carbone, uranio, petrolio, ecc.) e per questo ruolo strategico possono avere titolo a sedere con gli otto grandi. Quindi oggi l'unico “grande” assente dal G8 sarebbe la Cina.
Il quadro cambia radicalmente nella proiezione fatta da Goldman Sachs al 2050. Per quella data la classifica sarà Cina, USA, India, Brasile, Russia, Indonesia, Messico e Gran Bretagna. Uscirebbero dal G8 il Giappone e tutte le economie europee, escluso il Regno Unito che secondo gli analisti di GS supererebbe la Germania diventando leader in Europa. Cancellata l'Italia, scavalcata anche da paesi emergenti come Turchia e Nigeria.
Naturalmente questi modelli sono soggetti a molte variabili che derivano dall'incertezza del quadro geopolitico, dai flussi migratori e dai fattori non facilmente quantificabili, a cominciare dagli effetti del cambiamento climatico. Secondo Goldman Sachs nel 2030 la classe media della terra sarà cresciuta di due miliardi di persone, quasi tutte nei paesi in via di sviluppo. Quindi gli stati emergenti più popolosi sarebbero i nuovi mercati planetari: Brasile, Messico, Indonesia, Turchia, Nigeria.
Queste previsioni vengono criticate sia da chi le ritiene irreali (i Tedeschi ad esempio non accettano l'idea di un sorpasso europeo da parte della Gran Bretagna e addirittura dalla Turchia), sia da chi al contrario le giudica troppo conservative. Alcuni osservatori hanno notato che Goldman Sachs prevede che l'economia cinese raggiungerà la metà di quella americana nel 2015, ma la Cina sta crescendo molto più in fretta e anche il rapporto dollaro/yuan sta riducendosi, tanto che la previsione dovrebbe essere anticipata al 2012/2013. Il PIL cinese nel 2007 è cresciuto dell'11.9% e nove di questi punti provengono dalla domanda interna. Se nel decennio 2010-2020 la Cina manterrà un tasso di crescita medio del 7% Pechino supererà l'economia USA già nel 2021.

mercoledì 9 luglio 2008

Obama come Vasco

La convention democratica si svolgerà per quattro giorni a Denver, in Colorado, alla fine di agosto. La sede ufficiale è il Pepsi Center, un palasport da 19.000 posti. Voci accreditate però sostengono che Barack Obama pronuncerà il suo discorso di accettazione della candidatura a presidente all'Invesco Field (foto), lo stadio dei Denver Broncos dove trovano posto 76.000 persone. L'unico precedente simile riporta - non a caso - a John F. Kennedy, che nel 1960 fece il suo discorso di accettazione al Los Angeles Memorial Coliseum. L'altro riferimento obbligatorio è Martin Luther King, che 45 anni fa pronunciò il famoso discorso “I have a dream” al Lincoln Memorial di Washington.
I detrattori di Obama sottolineano “l'ego smisurato” di Barack, ma lo staff del candidato non sembra temere di non riuscire a riempire lo stadio. L'unica vera preoccupazione sono i temporali, frequenti e piuttosto violenti a Denver nei pomeriggi di agosto.

martedì 8 luglio 2008

Dimezzare le emissioni entro il 2050?

I capi di stato del G-8 riuniti in Giappone hanno approvato una risoluzione che impone di ridurre le emissioni globali di carbonio del 50% entro il 2050 (leggi il testo ufficiale in inglese).
Potrebbe sembrare una grande notizia, ma in realtà le cose sono molto più confuse. Intanto, su pressioni soprattutto di USA e Russia, l'accordo specifica che questo obiettivo potrà essere raggiunto solo attraverso una azione globale, in particolare con il contributo di tutte le maggiori economie mondiali, coerentemente con il principio di responsabilità diverse ma condivise e delle rispettive capacità. La frase, malgrado sia scritta in stretto diplomatichese, chiarisce che le otto potenze occidentali non intendono muoversi da sole ma pretendono il coinvolgimento delle economie rampanti (Cina e India, ma anche Brasile, Indonesia, Messico, Malaysia, ecc.).
Il secondo punto di debolezza è che non vengono fissati traguardi intermedi, senza seguire l'esempio della riduzione del 20% programmata in sede europea per il 2020. Secondo gli Stati Uniti l'obiettivo europeo è "non realistico". Rispondendo alle critiche di chi giudicava l'impegno al 2050 troppo labile il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda ha replicato che "i G-8 metteranno in pratica politiche aggressive di medio termine per ridurre le emissioni sulla base delle scelte delle singole nazioni".
Nel documento si parla di promuovere le energie rinnovabili, di mettere in atto venti progetti pilota di stoccaggio sotterraneo di CO2 entro il 2010, di forestazione e di rifiuti, con la diffusione delle cosiddette 3R (riduzione, riuso, riciclo). C'è un accenno anche al nucleare, dove però il Giappone ha imposto una iniziativa che verifichi la compatibilità degli impianti con la non proliferazione, la salute pubblica e la sicurezza.
In sostanza gli impegni presi ad Hokkaido sono forse meno vincolanti di quelli del vertice tedesco dello scorso anno. Malgrado questo sia Manuel Barroso che Angela Merkel si sono dichiarati "molto soddisfatti".
E l'Italia? “Tutti hanno condiviso” ha detto Berlusconi “la necessità di richiamare anche i cinesi al rispetto degli accordi internazionali perché non si può accettare che i nostri paesi siano sottoposti a regolamenti ambientali, di tipo sociale, relativi ai mercati finanziari, e che invece la Cina, che è causa prima dell’incremento dei prezzi delle materie prime e del petrolio, si sottragga'’.
Berlù ha aggiunto che si aspetta “mille nuove centrali nucleari nel mondo”. A posto.
La discussione non è conclusa. Riprenderà domani con una fase interessante, nella quale saranno coinvolti i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo, i cosiddetti Outreach Five (India, Cina, Messico, Brasile e Sud Africa).

lunedì 7 luglio 2008

A parte i processi

Il meeting del G8 di Hokkaido è cominciato sotto una pioggia battente, un classico dell'estate giapponese. Berlù ha parlato con la stampa italiana dei suoi processi, di Bossi, delle olimpiadi e di altre cose, ma poco dei temi del vertice.
Il G8 giapponese si occuperà molto di cambiamenti climatici e controllo delle emissioni di CO2, argomento poco interessante per il nostro presidente del consiglio.
Il resto dell'Europa la pensa diversamente, tanto che la scorsa settimana, al termine del vertice dei ministri europei dell'ambiente che si è svolto a Parigi, Jean-Louis Borloo, ministro francese allo sviluppo sostenibile, ha dichiarato l'intenzione di rendere vincolanti gli impegni sottoscritti dai paesi della Unione Europea sulla riduzione delle emissioni.
In pratica i tetti massimi di emissioni di CO2 avrebberio lo stesso valore dei limiti imposti dall'Unione al deficit dei conti economici degli stati membri. Chi non li rispetta sarebbe sottoposto a sanzioni severissime. Il capoclasse Tremonti, l'atomico Scajola, il quasi-Nobel Brunetta, la ritrosa Prestigiacomo e tutto il governo della destra si troverebbero di fronte a un problema molto serio e decisamente sottovalutato. Lo stesso vale per la presidenta Marcegaglia, con il suo cipiglio.
Anche i nuclearisti convinti sanno infatti che nessuna centrale nucleare italiana è ipotizzabile prima di una ventina di anni, ammesso che tutto vada liscio. I nostri impegni europei invece ci obbligano a ridurre le emissioni del 20% entro il 2020.
Il ministro tedesco all'economia Jochen Homann ha dichiarato che la Germania non avrebbe difficoltà ad accettare una risoluzione europea sul rendere vincolante la riduzione delle emissioni nocive.
Detesto invidiare i Tedechi.

domenica 6 luglio 2008

Intercettallucinazioni

Sostenibilitalia non ha nessuna voglia di commentare direttamente le squallide vicende del priapismo intercettato di Berlù. Ma forse è utile segnalare la posizione espressa in merito da uno dei berluscoidi più emblematici, l'onorevole Paolo Guzzanti (foto).
Il blog di Guzzanti si intitola Rivoluzione Italiana ed è una lettura interessante e istruttiva che raccomando - a piccole dosi - a tutti. Due mogli e cinque figli (tra i quali gli imbarazzatissimi Sabina e Corrado), Guzzanti è stato per due legislature senatore della repubblica e da aprile è passato alla Camera. Tre mandati in parlamento, una vita passata in redazioni prestigiose, eppure scrive come Timothy Leary quando sperimentava su di sé l'LSD.
Il commento che dedica alla questione delle intercettazioni ha il titolo La sinistra e l'osceno, la sinistra è oscena. La carne, la gnocca e il diavolo, ecco come un'Italia senza valori si scatena da magnaccia contro la sessualità della gente che scopa. Contro il governo, golpe ginecologico.
Niente male per un onorevole, vero? Del resto le parole vengono da chi aveva sostenuto l'attendibilità di quel gentiluomo chiamato Mario Scaramella nella commissione Mitrokhin. E chi ha lo stomaco forte può leggere qui integralmente il pezzo scritto da Guzzanti, e chiedersi cosa gli propini il suo pusher.

sabato 5 luglio 2008

Innovare o lamentarsi

La presidenta Marcegaglia non perde occasione per ricordare, con tono tra il lamentoso e l'arrogante, quanto il costo del petrolio e quindi dell'energia penalizzi il settore industriale. Marcegaglia tace sulle miserabili risorse che le imprese italiane destinano alla ricerca e all'innovazione, ma saluta con entusiasmo la scelta nuclearista del governo, che anche secondo gli ottimisti non porterà alcun risultato al paese prima del 2025. Inoltre in tutto il mondo nessun privato ha mai investito sul nucleare, se non garantito in partenza da robusti contributi pubblici.
E infatti altrove gli industriali guardano più lontano. Negli USA c'è grande fermento e attenzione alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla contemporanea escalation del petrolio. Come gli aficionados di Sostenibilitalia sanno bene gli analisti più attenti hanno già individuato nelle energie alternative la nuova frontiera (leggi il post capitalismo sostenibile qui sotto).
La prossima settimana si svolgerà il meeting del G8 ad Hokkaido, in Giappone. Per Berlù sarà una buona occasione per distrarsi dalle questioni nostrane: processi, lodi, ministre procaci e decreti legge.
L'agenda del G8 di Hokkaido si occupa principalmente di clima e sostenibilità, con particolare attenzione agli scenari post 2012, quando decadrà il Protocollo di Kyoto. Non sono temi cari al nostro primo ministro: emotivamente non coinvolgono l'elettorato, sono argomenti a cui la destra italiana non è mai stata molto attenta e poi non è facile liquidarli con una battuta. Il resto del IV governo Berlusconi non sembra più sensibile. Scajola fa proclami atomici, il capoclasse Tremonti se la prende con i mulini a vento, Prestigiacomo resta per ora molto defilata.
In occasione del meeting di Hokkaido la Subaru presenterà la Stella (foto), un prototipo di veicolo elettrico plug-in. Stella porta cinque passeggeri e ha delle battere agli ioni di litio (sì, come quelle dei cellulari) che la fanno andare a cento km all'ora con un autonomia di 80 km, molto di più della percorrenza media dei pendolari del mondo occidentale. Come un cellulare Stella si ricarica attaccando la spina a una presa di corrente. In una notte la ricarica è completa, ma con una caricabatterie rapido si fa l'80% del pieno di energia in 15 minuti. Quattro esemplari di Stella saranno a disposizione per i trasferimenti dei partecipanti al G8.
Presidenta Marcegaglia, ne vogliamo parlare?

venerdì 4 luglio 2008

L'Europa vista da Parigi

Dal 1 luglio la Francia ha assunto la presidenza di turno dell'Unione Europea, subentrando alla Slovenia.
Nicholas Sarkozy ha indicato le quattro priorità della presidenza francese, che si annuncia molto più incisiva dello sbiadito semestre sloveno.
1. Immigrazione, problema molto sentito in tutto il continente. La Francia non vuole che si ripetano sanatorie come quelle italiane e spagnole, che tra il 2003 e il 2007 hanno regolarizzato oltre due milioni di clandestini. Il 7 luglio i ministri all'immigrazione si riuniranno a Nizza e nell'occasione verrà presentata la bozza di un nuovo patto europeo sul tema.
2. Difesa, con la Francia da sempre sostenitrice di una forza militare europea con base a Bruxelles, composta da almeno 60.000 uomini e in grado di intervenire in qualunque scenario di instabilità del pianeta. Questa proposta però vede la netta opposizione inglese, con Londra affatto disposta a creare quello che ritiene un doppione della NATO. Segnali negativi anche dal no irlandese al trattato di Lisbona, che prevede tra le altre cose un rafforzamento della difesa comune europea.
3. Energia e Ambiente, alla ricerca di un accordo europeo che porti l'Unione alla COP 15 di Copenhagen 2009 con la forza contrattuale di una posizione unitaria. L'obiettivo resta la riduzione delle emissioni del 20%, vanno trovate modalità e politiche comuni per raggiungerlo. Che si tratti di un'impresa complessa lo dimostrano anche le prime uscite del nostro ministro Prestigiacomo.
Sarkozy vorrebbe anche proporre un pacchetto contro il caro-petrolio, che conta di presentare ad ottobre. Tra le proposte francesi anche una riduzione dell'IVA sui carburanti, che però i tedeschi rifiutano sostenendo - a ragione - che darebbe nuovo incentivo ai consumi.
Da mercoledì scorso è in corso a Parigi la prima riunione informale dei ministri dell'ambiente dei 27, che si conclude oggi.
4. Agricoltura, settore in cui la Francia è il primo produttore europeo e anche il primo recettore della imponente mole di contributi comunitari (l'agricoltura da sola si divora il 40% del bilancio della UE). Sarkozy intende ridiscutere la PAC, in vista della sua riformulazione in calendario per il 2013, ma non vuole sentire parlare di ridurre le risorse comunitarie per l'agricoltura, come invece propone la Gran Bretagna. Su questo tema i rapporti sono già piuttosto tesi, dopo una intervista di lunedì scorso in cui Sarkozy ha criticato apertamente il Commissario inglese al commercio estero Peter Mandelson, colpevole secondo l'Eliseo di fare troppe concessioni proprio nel settore agricolo nei negoziati WTO.
Sul fronte diplomatico la priorità resta comunque la sottoscrizione del Trattato di Lisbona dopo l'inatteso esito negativo del referendum irlandese. E le sorprese non sembrano finite visto che, dopo il no di Dublino, il presidente polacco Lech Kaczynski ha dichiarato di non voler ratificare il trattato. Altrettanto la Repubblica Ceca, mentre la stessa Germania sembra in difficoltà.
Per chi ama seguire le questioni europee non saranno certo sei mesi noiosi.

giovedì 3 luglio 2008

According to her

Lo scorso martedì 1 luglio il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha fatto il suo esordio alla VIII commissione ambiente della Camera dei Deputati. La commissione aveva chiesto alla Prestigiacomo una relazione sulle linee programmatiche del suo ministero.
Il testo completo della relazione del ministro è qui.
Un commento veloce deve sottolineare l'affermazione che "dobbiamo passare, insomma, dall’ambientalismo ideologico all’ambientalismo liberale. Dall’economia che vede la tutela dell’ambiente come gravame collaterale, all’economia che considera l’ambiente come snodo fondamentale, risorsa, e anche business, della società del futuro". Pienamente condivisibile. Sarebbe molto utile che il ministro ne parlasse con Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Le recenti dichiarazioni di Marcegaglia purtroppo esprimono l'esatto contrario, mentre il resto dell'Europa sta sfruttando con intelligenza le opportunità industriali dello sviluppo sostenibile.
Si propone "attraverso opportune consultazioni con le istanze locali, una campagna per la nascita – su basi volontaristiche e ben meditate - di un quartiere ecologico in ogni grande città italiana entro il 2020, come già accade in esperienze straniere (quartiere Vauban di Friburgo)". Visto che il sindaco di Friburgo, Dieter Salomon, è un mio amico, mi riservo di approfondire questa proposta in un post successivo.
Il ministro occupa grande parte della sua relazione per motivare la scelta nuclearista del quarto governo Berlusconi. "Naturalmente il progetto per il ritorno al nucleare si svolgerà con le massime garanzie ed assicurando i massimi controlli di sicurezza, nei tempi che la complessità di tale programma richiede" dice il ministro. I tempi, lo sappiamo, sono almeno 15 anni. quanto alla sicurezza, il problema delle scorie è bypassato senza troppi problemi.
Molto poco si dice di come il governo intenda mantenere gli impegni sottoscritti, dal protocollo di Kyoto al famoso 20+20+20 europeo (-20% di emissioni, +20% di rinnovabili, +20% di efficienza). Seguendo le dichiarazioni fatte alla riunione del G8 di Kobe Prestigiacomo insiste sulla necessità di rivedere al ribasso gli obiettivi fissati per l'Italia.
Le città e gli enti locali non sono considerati. Non si parla di sussidiarietà, di partecipazione, di prevenzione dei conflitti, di Agenda 21. Eccetto che sul tema dei rifiuti, dove il ministro afferma che "con patti con i sindaci relativi alla sicurezza ambientale ed alla lotta alla maleducazione ambientale, occorre riorientare le azioni dei corpi di polizia municipale sull’importanza del principio di auto responsabilità nella gestione corretta dei rifiuti, fermi i doveri delle amministrazioni comunali nell’effettuazione della raccolta differenziata. Un cittadino che sa di poter essere sanzionato per scarico incontrollato dei rifiuti diverrà più attento e saprà anche come votare per l’amministrazione comunale che non abbia garantito un servizio di raccolta differenziata adeguato". Insomma cari sindaci, fate le multe e la raccolta differenziata, altrimenti perdete voti. Bah.
Verso la fine della relazione ecco una proposta, non impegnativa: "si potrebbe progettare, d’intesa con gli altri Dicasteri competenti, un Piano Nazionale per gli interventi ambientali su cui far confluire risorse pubbliche e private indirizzandole principalmente verso le aree del Mezzogiorno che soffrono di un particolare deficit di infrastrutture ambientali e che costituiscono polo turistico. Il Piano sarà sostenuto ricorrendo al cofinanziamento esistente o attivabile su base locale e comunitaria mediante l’utilizzo dei fondi strutturali e del Fas e con il ricorso alla finanza di progetto".
Fondi europei strutturali e FAS, finanzia di progetto, nessuna garanzia sugli interventi finanziari del governo.
Ministro Prestigiacomo, non mi sembra un inizio esaltante.
Facciamo un rewind e proviamo a ripartire dall'inizio?

martedì 1 luglio 2008

Architettura e democrazia

Da qualche giorno a Torino è in corso il congresso mondiale degli architetti, per la prima volta ospitato in Italia. L'occasione è buona per discutere del rapporto tra committente e progettista, che da secoli arrovella gli architetti.
I dittatori sono committenti accettabili? Albert Speer progettava per Hitler senza battere ciglio, ma anche Mies van der Rohe partecipò al concorso per il padiglione tedesco all'Expo di Bruxelles del 1934 con un progetto che era infarcito di svastiche e aquile naziste. L'architettura fascista resta una traccia fondamentale nel paesaggio urbano italiano, malgrado fosse permeata dai simboli e dall'ideologia del regime. Robert Venturi e Denise Scott Brown parteciparono negli anni 80 a un concorso indetto da Saddam Hussein per una nuova moschea a Baghdad.
La questione torna di grande attualità oggi, con cantieri mega aperti in stati assai pochi democratici cone Cina, Abu Dhabi, Dubai e repubbliche ex-sovietiche. Peter Eisenman disse una volta che "più il potere è centralizzato, meno compromessi ci sono nell'architettura". Bernard Tschumi ha sottolineato come "alcuni dei luoghi più sorprendenti sono stati costruiti dai dittatori".
Daniel Libeskind la pensa diversamente, e qualche mese fa ha dichiarato che gli architetti dovrebbero riflettere prima di progettare in Cina e che lui "non lavorerà mai per regimi totalitari". Nel dibattito entrano tutti i professionisti impegnati in Cina, che oggi è il più grande cantiere del mondo e assorbe il 50% della produzione globale di cemento. Tra questi molti italiani, con in testa Massimiliano Fuksas, che proprio oggi ha tenuto una lectio magistralis al congresso di Torino. Ma anche l'olandese Rem Koolhaas, che nel 2002 fu incaricato di progettare la nuova sede della TV di stato CCTV (immagine). Koolhaas dichiarò allora che per quando il suo progetto sarebbe stato realizzato la censura dell'informazione in Cina sarebbe scomparsa, ma il cantiere è ormai quasi finito e nulla è cambiato.
Etica ed estetica, il dilemma resta senza soluzione. Con le sirene di fama e fortuna a tentate gli architetti dello star system.