sabato 29 dicembre 2007

Malpensa adieu

Qualcuno non gradisce che Alitalia verrà rilevata da Air France/KLM e non da Banca Intesa (AirOne non ha i soldi nemmeno per rilevare se stessa). Sono certo comunque che tutti i frequenti volatori non milanesi saranno felicissimi di poter evitare i transiti all'odioso aeroporto di Malpensa.
Inaugurato nel 1998, il nuovo terminal di "Malpensa 2000" secondo me è uno dei peggiori progetti dello studio Sottsass Associati. Gli spazi pubblici sono minimi, l'area check-in scomoda, gli imbarchi talmente stretti che le file arrivano dentro i negozi. I bar sono rari, piccoli e brutti. Le finiture, a distanza di pochi anni, hanno un effetto passé che deprime, a cominciare dagli ubiqui laminati verdi a macchie nere. I pavimenti di graniglia sono crepati, le maniglie dei bagni tutte scassate, le improbabili colonne postmoderne ormai inguardabili.
Ma soprattutto Malpensa è ostile al passeggero e con il tempo peggiora. L'ultima idea della SEA (che gestisce gli aeroporti di Milano) è stata quella di obbligare a passare per il duty free se si vuole comprare un giornale. L'ostilità è confermata dall'atteggiamento generale del personale, che da quando Alitalia ha annunciato la riduzione dell'attività è persino peggiorato, quasi che la colpa sia di chi viaggia. Raramente ho ricevuto risposte scortesi come dagli addetti del banco informazioni accanto al tunnel che porta al terminal A. E per il terminal A il nastro trasportatore è a senso unico: se ti cambiano il gate (capita spesso) te ne ritorni a piedi trascinando le borse.
Malpensa non ci mancherà. Formigoni, Moratti, Calderoli e gli altri indignati lombardi dovrebbero ricordare che l'aeroporto non ha un collegamento con la rete delle ferrovie dello stato, che tutti abbiamo ancora in mente i filmati dei furti sui nastri dei bagagli e che pochi anni fa (presidente SEA era quel simpaticone di Giorgio Fossa) Malpensa fu messo in ginocchio da due dita di neve, evento non certo imprevedibile nel Varesotto. Per non parlare di Linate, comodo per la posizione periurbana ma tetro e sporco come una grotta, dove mancano solo stalattiti e pipistrelli.
L'ultima stupidaggine sentita è che Malpensa sarebbe cruciale per l'Expo 2015 che Milano si è candidata ad ospitare. Hannover ha organizzato con successo l'Expo 2000 ed ha un aeroporto poco più grande di Ancona-Falconara.

venerdì 28 dicembre 2007

No pasaran

Secondo Adrian Michaels, corrispondente da Milano del Financial Times, la catena americana Starbucks avrebbe rinunciato ad aprire punti vendita in Italia. Il fondatore Howard Schulz ha dichiarato che "la scelta deriva da motivazioni di umiltà e rispetto". L'articolo racconta come Starbucks, presente ormai in 43 nazioni, non abbia piani di espansione nel nostro paese.
Hanno vinto i baristi nostrani, l'espresso servito in venti secondi e bevuto in piedi e la qualità della torrefazione. Chi vuole un Frappuccino o un Grande Decaf Caramel Macchiato servito in un bicchiere di carta da mezzo litro dovrà andare a New York, o perlomeno a Parigi.

lunedì 24 dicembre 2007

Natale elettrico

L'idea che mi sono fatto vedendo di notte le strade italiane, particolarmente in periferia e fuori città, è che quest'anno le luci natalizie siano meno del solito. Può dipendere dalla scarsa disponibilità di tempo (per montarle) e denaro (per l'acquisto e le bollette), o forse si sta semplicemente consolidando un trend di consapevole parsimonia.
A chi avesse nostalgia degli eccessi raccomando due siti americani, pescati tra i tanti dedicati al soggetto. Il primo si chiama Planet Christmas ed è una autentica celebrazione del Natale elettrico (vedi foto). Il secondo parte da un approccio più critico che si riflette anche nel nome Ugly Christmas Lights e presenta una galleria con i peggiori esempi possibili.
E Buon Natale.

domenica 23 dicembre 2007

Il lato oscuro di Google

Tutto è cominciato un anno fa quando Mark Ontkush scrisse sul suo blog ecoIron che per risparmiare una grande quantità di energia sarebbe stato sufficiente cambiare da bianco a nero lo sfondo della homepage di Google. Ontkush dopo una serie di calcoli stimava il risparmio in 750 megawatt/ora. L'entità reale del risparmio non è così certa, anche perché dipende da che tipo di monitor si utilizza. I vecchi schermi a tubo catodico in effetti risparmiano in media 15w/ora passando da bianco a nero, ma sono ormai in dismissione e rappresentano meno di un quarto del totale globale. I nuovi LCD invece non hanno rilevanti guadagni dallo sfondo dark, ma questo non ha impedito che la moda delle copie scure di Google si diffondesse rapidamente.
Per trovarne traccia provate a dare un'occhiata a Blackle, Darkoogle, Ninja, Jabago e Nerooogle (gli ultimi due in italiano). C'è anche la variante Greygle che usa uno sfondo grigio, ma molti altri siti simili sono in rete. Forse non risparmiano tanta energia quanto promesso, ma sono eleganti e riposano gli occhi, anche se essendo dei proxy la loro capacità di risposta non è nemmeno paragonabile a quella dell'originale. Insomma può capitare che si blocchino o rallentino molto.

sabato 22 dicembre 2007

Per niente facile

L'accordo raggiunto in extremis alla conferenza di Bali è stato accolto con grande entusiasmo, perché dimostra che finalmente tutte le nazioni riconoscono l'urgenza di interventi radicali per la riduzione delle emissioni nocive e il contenimento del riscaldamento globale.
Come è noto il documento approvato a Bali non quantifica apertamente le cifre di questa riduzione, che però tutti indicano nella quota del 40% per i paesi industrializzati. Secondo gli scienziati del panel ONU questa è la quantità che può mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2 gradi, considerata il massimo accettabile senza sconvolgimenti epocali. La Germania ha già annunciato unilateralmente il suo impegno a ridurre entro il 2020 del 40% le proprie emissioni. L'Italia ha dichiarato di essere in linea con queste misure.
Mirare ad un obiettivo ambizioso (ma necessario) come la riduzione del 40% entro il 2020 significa cambiare radicalmente lo stile di vita di ogni individuo sul pianeta. Una diminuzione così drastica potrà essere ottenuta solo con interventi pesantissimi sull'utilizzo delle risorse, la mobilità, la produzione dei beni, i servizi essenziali, i consumi. Dovranno essere prese decisioni ad ogni livello amministrativo e di governo, probabilmente con scelte anche impopolari.
Nel frattempo è bastata la notizia del nuovo regolamento comunitario per limitare le emissioni delle auto (max 120g/Km entro il 2012) a mandare su tutte le furie i costruttori, soprattutto tedeschi. Un provvedimento di questo genere, giudicato troppo pesante dagli industriali, non sarebbe sufficiente neppure ad avvicinare la riduzione del 40% nel settore auto.
Chi e come avrà il coraggio e l'autorità per imporre le decisioni e le leggi del dopo Kyoto?

mercoledì 19 dicembre 2007

Gli Auguri di Sostenibilitalia

In questi giorni siamo tutti sommersi di messaggi di auguri, spesso da persone che non conosciamo nemmeno.
Da un paio di anni a Natale evito messaggi stucchevoli e mando agli amici il link a questa deliziosa palla di vetro, di quelle classiche con la neve.
Cliccate su play, aspettate che si carichi e poi dategli una scrollatina con il mouse. Con l'audio acceso. Difficile non rifarlo.
E Buone Feste, naturalmente.

Il mercato del carbonio

Martedì scorso l'Ungheria ha firmato un accordo quadro con il Giappone per la vendita di crediti di emissioni. Ambedue le nazioni sono alla loro prima esperienza nel mercato del carbonio. Il Giappone ha ratificato il protocollo di Kyoto ma, anziché ridurre le emissioni del 6% rispetto al 1990, le ha aumentate del 7,8% (dati 2005). L'Ungheria, come tutti i paesi dell'ex blocco sovietico, ha oggi emissioni molto più basse rispetto agli anni '80, principalmente per la chiusura delle industrie pesanti. Secondo i calcoli l'Ungheria può vendere 10 milioni di tonnellate di crediti di carbonio, che sul mercato valgono circa 125 milioni di Euro, ma i dettagli sulle quantità e il costo della cessione ai giapponesi saranno definiti solo il prossimo anno.
L'unico precedente simile è l'accordo stipulato tempo fa tra Olanda e Lettonia. Per le economie ricche acquistare crediti di emissioni è il modo più semplice per raggiungere gli obiettivi di riduzione di Kyoto senza realizzare interventi strutturali. Il sistema dell'emission trading è destinato a diffondersi sempre più ed è stato pesantemente criticato per i suoi risvolti assai poco etici.

FDG 071219 #318

Happy Wedding

martedì 18 dicembre 2007

Brevi riflessioni dopo Bali

I commenti del dopo Bali sono quasi tutti positivi, soprattutto alla luce dello stallo nei negoziati che ancora sabato pomeriggio sembrava dovesse portare ad un nulla di fatto. Fino a quel momento tre paesi sottoscrittori del Protocollo di Kyoto ma "scettici" (Canada, Giappone e Russia) e il grande oppositore del trattato (Stati Uniti) avevano impedito qualunque risoluzione condivisa. Poi la posizione di Canada e Giappone si è ammorbidita, causa il pressing diplomatico soprattutto della Alleanza dei Piccoli Stati Insulari (Alliance of Small Island States, AOSIS). Questo ha isolato la Russia, che ha scelto una posizione defilata senza più opporsi. Infine la decisione americana di sottoscrivere il documento finale ha permesso di dare vita per la prima volta ad una vera alleanza globale per la road map verso la COP 15 di Copenhagen 2007.
Nei complessi meccanismi diplomatici le comparse possono recitare ruoli da protagonista. I piccoli stati isola all'ONU sono 37 e la logica di "una nazione un voto" rende la AOSIS una lobby molto influente. La conferenza di Bali è stata anche la COP più seguita dai media, con una attenzione e una visibilità che può avere messo in difficoltà alcuni paesi particolarmente attenti alla loro immagine. Non è un caso che le posizioni di USA e Canada, ad esempio, siano cambiate radicalmente quando si è passati dai negoziati a porte chiuse alla plenaria finale. A nessuno piace il ruolo di "cattivo planetario" e sotto questo aspetto la trasparenza può provocare conseguenze imprevedibili.
Sul fronte emotivo ha pesato certamente molto anche l'adesione a Kyoto del nuovo governo laburista australiano, formalizzata in diretta proprio a Bali. E può avere avuto un certo peso il ruolo centrale che il Segretario Ban Ki-moon ha riservato alle politiche sul clima nell'agenda delle Nazioni Unite, ribadito dall'evento organizzato dall'ONU lo scorso 24 settembre a New York alla presenza di oltre 70 capi di stato e di governo.
Ora la strada verso Copenhagen 2009 è tracciata. Il primo incontro del gruppo di lavoro che dovrà redigere la bozza del nuovo trattato è previsto ad aprile 2008 ad Accra, Ghana. Ma forse il più importante contributo alla nuova alleanza mondiale per il clima arriverà nel novembre 2008, data delle elezioni presidenziali americane.

lunedì 17 dicembre 2007

Ike Turner, 1931-2007

Ike Turner è morto nella sua casa di San Marcos, California il 12 dicembre. Lo ha annunciato Jeanette Bazzell Turner, che lo aveva sposato nel 1995.
Turner è famoso per avere scoperto Anna Mae Bullock, una giovane cantante di Nutbush, Tennessee che luì ribattezzò Tina Turner. Per tutti gli anni '60 Ike & Tina Turner ebbero un grande successo fino alla loro separazione nel 1975.
Nella sua autobiografia Tina Turner ha descritto gli abusi subiti da Ike, il quale ha sempre voluto ridimensionare gli episodi, pur ammettendo di avere "un certo temperamento". "Io e Tina litigavamo, ma non più di qualunque altra coppia" disse una volta.
A lungo alle prese con abusi di alcool e varie sostanze, Ike Turner aveva perso la via del successo fino allo scorso anno, quando il suo album "Rising with the Blues" ha vinto il Grammy come miglior album di blues tradizionale.

FDG 071217 #317

Truly Bali

sabato 15 dicembre 2007

Colpo di scena a Bali. Ma non proprio.

Alle 8:30 del mattino di sabato 15 la plenaria della conferenza di Bali riprende con la distribuzione di un documento licenziato alle due di notte da un gruppo di esausti negoziatori. Per tutta la giornata le posizioni non cambiano, malgrado gli appelli fatti nei loro interventi dal segretario ONU e dal presidente indonesiano, oltre alla crisi di nervi del direttore UNPCCC Yvo de Boer (per l'occasione con una vistosa fioratissima camicia batik) scoppiato in lacrime per le accuse del delegato cinese di negoziati pilotati.
Alle 16:30 Paula Dobrianski, capo della delegazione americana (a destra nella foto), dichiara che gli USA accettano il testo del documento finale. Grandi applausi in sala e molti a chiedersi se fosse stato proprio necessario arrivare a 22 ore dopo la fine prevista dei lavori per ottenere questo risultato. Il prezzo del "sì" americano è la mancanza nel documento finale degli indici numerici del 25-40% di riduzione delle emissioni entro il 2020, come avrebbe voluto l'Unione Europea.
Non è stato un vero e proprio colpo di scena, anche se la posizione USA era sembrata a lungo irremovibile. I dietrologi però avevano già fatto notare che il precipitoso ritorno a Bali del segretario generale ONU Ban Ki-moon significava che qualcosa di importante stava per accadere. Altrettanto influente la pressione esercitata sul governo americano dai sindaci e governatori (anche ieri Bloomberg ha ribadito che le città americane non sono in linea con Bush) e dalle imprese USA che fiutano grandi business nel mercato delle energie alternative. Senza dimenticare infine il grande rilievo mediatico del durissimo intervento fatto da Al Gore a Bali giovedì scorso.
Ma è bello invece pensare che la svolta sia dipesa dall'intervento "ruspante" del delegato di Papua New Guinea che, senza troppe formalità, ha invitato gli americani a "guidare, seguire o togliersi di mezzo". Ora la road map per i prossimi due anni è delineata e si concluderà con il nuovo protocollo da adottare alla COP 15 di Copenhagen 2009. Dovrà essere insediato un gruppo di lavoro ad hoc, da convocare non più tardi dell'aprile 2008.
Alle 18:27, esattamente un giorno oltre le previsioni, il ministro indonesiano all'ambiente e presidente dell'assemblea Witoelar ha dichiarato chiusi i lavori tra gli applausi generali.
Chi se ne va contento da Bali? Innanzitutto il presidente/musicista indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono (a destra nella foto sotto con il fiorato de Boer e Ban Ki-moon), perché la conferenza sarà ricordata come un passo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici. Ma anche l'Italia e l'Unione Europea e le stesse Nazioni Unite, mentre resta interlocutoria la posizione di India e Cina che, anche se non ancora direttamente coinvolte nel processo di Kyoto, vedono però avvicinarsi il momento in cui dovranno prendere impegni seri.
L'unico vero sconfitto è il governo Bush, abbandonato nel finale anche da Canada e Giappone, oltre che dalla opinione pubblica americana.
I più tristi in assoluto invece sono i Polacchi: la road map biennale che si concluderà a Copenhagen svuota di gran parte del suo significato la COP 14 in programma a Pozdam nel dicembre 2008.

venerdì 14 dicembre 2007

Negoziare, negoziare, negoziare

Alla conferenza ONU sui cambiamenti climatici di Bali il sismografo dei negoziati continua ad oscillare vistosamente. Giovedì sera il pessimismo regnava quasi indisturbato, mentre venerdì mattina l'aria era già abbastanza diversa, forse anche grazie all'intervento di Al Gore che ha isolato ancora di più la posizione ufficiale USA. Il segretario della Convezione Quadro sui Cambiamenti Climatici ONU (UNFCCC) Yvo de Boer aveva dichiarato giovedì che il termine ultimo per produrre una risoluzione condivisa sarebbero state le 12 di venerdì. Questo per avere il tempo necessario a tradurre e distribuire il documento entro l'orario ufficiale di chiusura della conferenza, ovvero le sei di sera.
La scadenza non è stata rispettata. Alle 18 locali (le 11 in Italia) il ministro dell'ambiente indonesiano Rachmat Witoelar ha dichiarato che gli incontri erano "in corso" e che le negoziazioni sarebbero proseguite nella nottata di venerdì.
L'ottimismo è in aumento. Anche il ministro dell'ambiente tedesco Sigmar Gabriel, che sostiene con fermezza la posizione europea (condivisa dal governo italiano) di definire target numerici per la riduzione delle emissioni (25-40% entro il 2020) e che aveva minacciato di disertare l'incontro dei 17 "grandi inquinatori" promosso da Bush il prossimo 30 gennaio a Honolulu, ha un commento positivo: "Tutte le nazioni sembrano più flessibili, sono sicuro che raggiungeremo un compromesso ma nel contempo manterremo obiettivi ambiziosi. Il tono della conferenza è cambiato, anche la posizione degli Stati Uniti non è più così rigida". Finora gli USA avevano rifiutato qualunque obiettivo quantificato, appoggiati tra gli altri da Canada, Russia e Giappone.
Lo stesso Yvo de Boer, con l'approssimarsi della scadenza delle sei di venerdì aveva detto che "i ministri che la sanno lunga hanno prenotato i voli di ritorno come minimo per il sabato mattina". Ed ha anche aggiunto, con una punta di veleno, di "avere ascoltato interventi che, per durata e dettaglio tecnico, sarebbero stati adatti per il primo o il secondo giorno della conferenza, non per l'ultimo".
Le carte si stanno scoprendo adesso. Sarà una lunga notte.

Gore vs. USA

Alle 19:30 di giovedì sera i corridoi del centro congressi di Nusa Dua si sono svuotati delle solite centinaia di persone appoggiate ovunque con i loro laptop o riunite in gruppi a discutere e commentare le ultime voci sui negoziati. A quell'ora infatti cominciava l'evento parallelo organizzato da Alliance for Climate Protection in cui avrebbe parlato il fresco di Nobel Al Gore.
"Non faccio parte della delegazione ufficiale e non sono particolarmente portato per le gentilezze diplomatiche - ha detto Gore - quindi vi racconterò una verità scomoda: il mio paese, gli Stati Uniti d'America, è il principale responsabile dell'ostacolare i progressi qui a Bali" (ndr: la traduzione non è il massimo, ma ho preferito riportare letteralmente le parole di Al Gore).
"Potete sentirvi frustrati e amareggiati e dirigere questi sentimenti verso gli USA. Altrimenti potete fare una seconda scelta, che consiste nell'andare avanti con il difficile lavoro che deve essere fatto e lasciare un grande spazio bianco nel vostro documento con una nota a piè di pagina. Entro due anni la posizione degli Stati Uniti sarà molto diversa, siatene certi".
Gore ha anche proposto che le misure previste nel prossimo trattato possano entrare in vigore già nel 2010, senza aspettare la scadenza di Kyoto del 2012.
Devo dire la verità, non me lo aspettavo così tosto.
Va detto che le posizioni del governo USA sembrano sempre più isolate. Anche il sindaco repubblicano di New York Michael Bloomberg, che ha parlato giovedì, ha dichiarato di essere molto deluso dalla politica che Bush e il Congresso hanno portato avanti sul tema dei cambiamenti climatici.

giovedì 13 dicembre 2007

Il momento dell'Italia

Il Ministro Alfonso Pecoraro Scanio è salito sul palco della plenaria della Conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici poco dopo le undici di giovedì mattina. Orario ottimo e infatti la sala era gremita di delegati. Ha fatto un intervento nel suo stile, esprimendosi in un buon inglese dall'inconfondibile accento italiano.
Pecoraro Scanio ha ribadito la posizione italiana, ovvero il sostegno ad un nuovo accordo per il dopo Kyoto che preveda la riduzione delle emissioni tra il 25 e il 40%. Ha sottolineato come adattamento e mitigazione siano due facce della stessa medaglia e debbano quindi essere considerati elementi della stessa strategia.
Il Ministro ha citato le azioni che l'Italia svolge nei paesi in via di sviluppo come esempio sul controverso tema del trasferimento delle tecnologie ("We are already doing it" ha detto Pecoraro Scanio). Poi ha riaffermato la necessità di mettere in pratica i principi dell'Agenda 21 di Rio, ricordando come in Italia lo si si stia facendo. Ha poi parlato della proposta inserita nella Legge Finanziaria di piantare 60 milioni di alberi (uno per ogni italiano) e della necessità di arrivare velocemente alla ratifica del trattato sulla deforestazione. In conclusione ha ribadito l'urgenza di raggiungere un accordo chiaro sulla roadmap verso Copenhagen 2009.
Ho scambiato due parole con lui mentre aspettava a lato del palco che il ministro dello Zambia, che lo precedeva in scaletta, terminasse un intervento che si stava prolungando troppo. Mi ha fatto vedere il testo del suo intervento indicando la frase dove si citava l'Agenda 21. Mi ha detto: "Vedi? L'ho pure scritto e lo dirò. Se non ci fossi io chi vi citerebbe?"

Berlusconi e Apicella? Dilettanti.

In coda alla sessione plenaria di apertura il presidente dell'assemblea ha annunciato alla sala gremita un evento fuori programma. Ci ha spiegato che il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono è un musicista e autore e lo scorso ottobre ha pubblicato un album di dieci pezzi, ballate d'amore o a sfondo religioso. Ed ha aggiunto che Yudhoyono ha composto una canzone per la COP 13 di Bali.
Tutti in sala ci siamo guardati interdetti mentre partiva il video, nel quale non canta il presidente ma alcune popstar indonesiane.
Il CD con la canzone, intitolata "Save Our Planet", è stato gentilmente offerto a tutti i delegati.

Bali, restano due giorni per trattare

La High Level Session, per la quale mi sono procurato un invito, è stata aperta dal Segretario Generale ONU Ban Ki-moon con un discorso abbastanza generico ed ecumenico. “Questa è la sfida morale della nostra generazione – ha detto. Tutti noi contribuiamo al problema e dovremmo tutti contribuire alle soluzioni. Trasformiamo la crisi del clima nella solidarietà del clima”.
Molto più politico il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, che ha parlato subito dopo chiedendo apertamente agli USA di contribuire attivamente alla lotta ai cambiamenti climatici. “Gli Stati Uniti hanno il primato delle emissioni e della innovazione scientifica, non possono non essere coinvolti”. Il presidente ha anche ribadito quello che Bush non vuole sentire, ovvero che i paesi più ricchi e sviluppati devono contribuire in misura maggiore. Applausi scroscianti per il neo eletto primo ministro australiano Kevin Rudd, seduto anche lui al tavolo della presidenza. Rudd ha consegnato nelle mani di Ban Ki-moon la ratifica formale del protocollo di Kyoto da parte dell’Australia.
Dopo l'apertura ufficiale sono iniziate le dichiarazioni degli stati. Mercoledì hanno preso la parola 48 nazioni, le altre lo faranno giovedì. Il Ministro Pecoraro Scanio parlerà giovedì mattina, è settimo in scaletta dopo lo Zambia (aspettatevi un ampio resoconto su Sostenibiitalia).
Nei corridoi però si respira una certa delusione. I negoziati procedono a stento, l’accordo su alcuni punti (tra tutti il nodo del trasferimento delle tecnologie ai paesi poveri e le questioni finanziarie) sembra ancora molto lontano. Lo stesso Ban Ki-moon in conferenza stampa ha dichiarato che non ritiene realistico che la conferenza si concluda con un accordo sulla riduzione percentuale dei gas serra. Resta quindi molto difficile credere a un accordo sulla forbice di riduzione del 25-40% entro il 2020, misura gradita alla UE e all'Italia. Giovedì mattina alle 11 dovrebbe essere prodotta una nuova bozza di documento su cui discutere di nuovo.
Intanto tutti aspettano Al Gore, che dovrebbe arrivare oggi.

mercoledì 12 dicembre 2007

Le città e il ministro

Uno degli eventi paralleli piu importanti della conferenza di Bali è stata la Sessione dedicata agli Enti Locali, che si e svolta tra lunedi e martedi con oltre 250 partecipanti. Lunedi scorso lo stesso Rajendra Pachauri, direttore dell'IPCC aveva dichiarato che le città devono prendere impegni concreti per il clima.
Alla plenaria conclusiva della Sessione Enti Locali ha partecipato anche il Ministro Alfonso Pecoraro Scanio (foto), appena arrivato dall'Italia per il cosiddetto High Level Segment della conferenza, dove farà la sua dichiarazione giovedì. Il Ministro ha fatto un ottimo intervento sottolineando il ruolo centrale delle città nella lotta al cambiamento climatico, la collaborazione tra il Ministero dell'Ambiente e il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane e l'intenzione di organizzare sotto l'egida ONU una conferenza mondiale in Italia nell'autunno 2008, progetto al quale stiamo lavorando assieme. Alla plenaria sono intervenuti molti amministratori tra i quali il sindaco di Bonn Barbel Dieckmann, presidente del Consiglio Mondiale dei Sindaci sul Cambiamento Climatico (WMCCC). Hanno parlato anche la vicesindaco di Londra Nicky Gavron e gli assessori di Vancouver, Barcellona e delle città che ospiteranno le due prossime COP, rispettivamente Pozdam e Copenhagen.

martedì 11 dicembre 2007

Diecimila (buone?) ragioni

Se chiedessimo personalmente ai diecimila delegati presenti alla conferenza ONU sul clima di Bali che ci fanno qui sono certo che riceveremmo da ognuno risposte coerenti e sensate. Non importa se si tratta di membri delle delegazioni governative, osservatori ONU, rappresentanti ONG o giornalisti: c'è una buona ragione per tutti.
Molti mettono in discussione il modello della "conferenza globale" utilizzato per affrontare tematiche di questo livello, perchè costoso e poco efficace. Si critica anche questa transumanza di migliaia di persone intorno al pianeta per raggiungere le sedi designate. Al di là dell'apparenza essere in posti da cartolina non è sempre così piacevole, ma diventa quasi necessario per garantire ricettività e strutture di dimensioni adatte. Del resto anche gli industriali italiani si riuniscono a Capri o Cernobbio, mica a Frosinone o Cuneo.
A Bali il caldo umido non aiuta l'esercito dei delegati, che pure si fanno pazientemente un paio d'ore di coda sotto il sole per registrarsi (vedi foto), con il lieve conforto degli ombrelli dell'organizzazione.
Certo, per molti c'è il piacere di esserci. Per altri è solo una trasferta di lavoro. Per altri ancora una missione.
La stampa europea preferisce riferire sugli aspetti più pittoreschi, ma a Bali si respira un'aria da penultima spiaggia, tanto per citare D'Alema. Solo che qui la posta è molto più alta della fedeltà di Mastella. Non a caso l'accordo generico per definire la road map per il dopo Kyoto è stato raggiunto senza obiezioni all'inizio della conferenza anche se fino all'ultimo, ovvero venerdì sera, i negoziati per definirla andranno avanti.
Il protocollo di Kyoto, di cui qui si è celebrato un decennale non troppo festoso, scadrà nel 2012. Visti i tempi lunghi necessari alla ratifica dei singoli stati occorre definire un nuovo trattato velocemente, la road map punta alla COP 15 di Copenhagen 2009. Ed ecco il motivo per cui sono qui gli oltre duecento delegati degli enti locali, tra cui chi scrive: insistere ad ogni livello e su ogni tavolo di negoziazione perchè le città e i governi locali siano inseriti nel nuovo trattato a pieno titolo, con ruoli, risorse e obiettivi definiti.

domenica 9 dicembre 2007

La rivincita del perdente

Lunedì 10 l'IPCC e Al Gore riceveranno ad Oslo il Nobel per la pace. Per la verità la scelta di abbinare pace e lotta ai cambiamenti climatici non è piaciuta a tutti, particolarmente ai conservatori americani. Il giorno seguente all'annuncio del Nobel per Gore il Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale in cui il nome di Gore non veniva mai citato, ma in compenso si faceva una lunga lista di personaggi che avrebbero meritato il premio più di lui.
Nel 1992 George Bush padre chiamava con scherno Al Gore "il Signor Ozono", ma tre anni dopo gli scienziati che avevano scoperto il buco dell'ozono vinsero il Nobel per la chimica.
Nel 2000 ebbe più voti di Bush figlio, ma la Corte Suprema USA non volle rimestare nel letamaio delle elezioni in Florida e gli negò la vittoria. Gore accettò la sconfitta e si congratulò con il rivale (qualcuno può ricordarlo ai Berluscoidi?). Da allora l'uomo è il perdente per antonomasia.
Nel frattempo George W. Bush si è rivelato assolutamente inadeguato per il suo ruolo e i rimpianti attraversano l'America.
Negli ultimi anni Al Gore si è imbolsito, continua ad avere l'aria goffa e bacchettona ma con Una scomoda verità è diventato il più grande comunicatore ambientale del mondo. Pochi giorni fa un comitato del Senato USA ha approvato una risoluzione che impegna l'America a ridurre drasticamente le proprie emissioni nocive e che Bush potra bloccare solo con il veto.
Ora tutti si aspettano di vedere come Al Gore "capitalizzerà" la sua rivincita. Molti avevano scommesso su una sua nuova candidatura alla Casa Bianca, anche per vendicare il mancato appoggio dei Clinton ai tempi della sua elezione, ma anche ieri lui ha smentito. Altri hanno giurato che avrebbe sostenuto pubblicamente Obama, ma anche questo non si è verificato.
Gore sarà nel salone del Municipio di Oslo (foto) a ritirare il premio di una vita, mentre Hillary e Obama passano il Natale sepolti dalla neve in Iowa per la campagna elettorale dei caucus che il 3 gennaio apriranno le primarie presidenziali USA. Gore non ha nessun bisogno di candidarsi o di sostenere candidature. Alla fine, contro ogni previsione, ha vinto lui.

venerdì 7 dicembre 2007

Karlheinz Stockhausen, 1928-2007

La fondazione Stockhausen ha diffuso oggi la notizia della morte del compositore tedesco, avvenuta mercoledì. Narcisista, geniale, controverso e francamente antipaticissimo Karlheinz Stockausen è forse la massima figura della musica contemporanea e la sua influenza ha pervaso tutto il panorama degli ultimi sessanta anni, dalla classica a Bjork.
Pioniere delle sperimentazioni elettroniche, non ha mai smesso di mettere alla prova critica e pubblico con composizioni che spesso lasciavano spiazzati anche i suoi più ferventi seguaci. Negli ultimi tempi stava lavorando a una nuova versione del suo ciclo musicale Zodiaco, un lavoro commissionato dall'Accademia Filarmonica di Bologna che avrebbe dovuto debuttare il 16 settembre 2008, con la direzione di Claudio Abbado.

FDG 071207 #316

Vraiment Paris

Primi passi in Bosnia verso l'Europa

La Bosnia Herzegovina ha avviato formalmente il suo percorso verso l'Unione Europea con la stesura del documento fondamentale, l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione con la UE (Stabilisation and Association Agreement, SAA). L'evento è stato celebrato martedì scorso a Sarajevo dal Commissario UE all'allargamento Rehn e dal primo ministro bosniaco Spiric. Era atteso anche Solanas, ma l'aereo del "ministro degli esteri" della UE non è riuscito ad atterrare per il maltempo.
La Bosnia era rimasta l'unica nazione della ex-Yugoslavia a non avere relazioni con Bruxelles. Il paese è ancora in una fase complessa, con due entità separate, la Repubblica Serba Srpska e la Federazione Musulmano-Croata, ognuna delle quali ha il proprio governo, parlamento e polizia. L'avvio della procedura SAA coincide con la peggiore crisi politica del paese dai tempi della guerra civile 1992-95: lo scorso ottobre i Serbi, che si oppongono alla centralizzazione dei poteri, avevano minacciato il blocco del parlamento federale provocando le dimissioni del primo ministro Spiric, anche lui Serbo. Tutto è rientrato con la cerimonia di martedì scorso, che ha segnato anche l'avvio del processo di unificazione delle forze di polizia.

giovedì 6 dicembre 2007

Impronta ecologica


A Bali il lavoro dei diecimila e passa delegati alla Conferenza ONU sul clima si è trasferito nelle stanze delle commissioni e dei gruppi di lavoro.
In attesa di novità vale la pena di ricordare che il Global Footprint Network ha stabilito che lo scorso 6 ottobre è stato il giorno in cui gli umani hanno consumato tutte le risorse prodotte dal pianeta terra nell'anno 2007. In pratica dal 7 ottobre noi viviamo a credito, attingendo alle riserve future e quindi pregiudicando il rinnovamento naturale delle risorse. Il primo anno in cui abbiamo superato le risorse del pianeta e cominciato a vivere al di sopra delle nostre possibilità è stato il 1987. Altro che mutui a tasso variabile.
L'impronta ecologica del pianeta viene calcolata sulla base della domanda di raccolti, pascoli, foreste e prelievo animale, compresa la pesca. Queste quantità vengono poi comparate con i dati globali di capacità di rigenerazione e di assorbimento degli inquinanti.
In pratica stiamo consumando il 130% delle risorse disponibili.

mercoledì 5 dicembre 2007

Tanto per dire

Discorsi da sala d'aspetto ambulatoriale ieri sera a Ballarò, tema l'energia. Una rampante dai capelli piastrati tinti di rosso che elogia il nucleare come se fosse un nuovo cosmetico miracoloso. Un ex ministro delle finanze con la faccia da capoclasse che chiede che vengano ridotte le tasse sui carburanti fossili, quasi dovessimo incentivarne il consumo. Un manager disincantato dal passato ambientalista che difende il carbone "anche perché in Cina si apre una centrale a carbone ogni dieci giorni".
La Cina è in effetti il maggior consumatore di carbone al mondo, con una quantità pari al 39% del totale del pianeta. Seguono lontani gli USA con il 18, la UE con il 10 e l'India con l'otto per cento.
Quello che non viene detto, ma che il manager dal nome-omen non dovrebbe ignorare, è che la Cina è anche la nazione con la più alta percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili, tanto da essere ormai certa di raggiungere e superare l'obiettivo prefissato del 15% sul totale entro il 2020.

martedì 4 dicembre 2007

FDG 071204 #315

Voilà

Cattive notizie da Bali

Il WWF ha scelto il summit di Bali per presentare il suo rapporto Breaking Records in 2007 - Climate Change, che dimostra come l’anno che sta finendo abbia battuto numerosi record di eventi ambientali estremi. Secondo il rapporto il 16 settembre 2007 ha segnato un record nell’Artico con la scomparsa di 2,61 milioni de km2 di banchisa, (circa dieci volte più della superficie della Gran Bretagna), la fusione di ghiacci più estesa dopo il 2005. Siccità prolungate e persistenti hanno colpito Australia, Asia, Africa, Europa del sud ed Usa, con la conseguenza di gravi penurie d’acqua e notevoli incendi forestali, come in Grecia e California. Al contrario, altre zone sono state devastate da alluvioni, come l'Inghilterra, l’Africa occidentale e l’Indonesia. Lo scorso febbraio nel paese che ospita la conferenza sul clima e che presiede anche l'UNCCC le piogge torrenziali hanno paralizzato la capitale Jakarta, producendo 420 mila sfollati e danni per 450 milioni di dollari. Secondo Hans Verolme, direttore per i cambiamenti climatici al WWF, "eventi come questi dimostrano la necessità urgente di intraprendere un’azione decisiva sul cambiamento climatico. Limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2° centigradi di media è cruciale per prevenire che gli avvenimenti estremi e pericolosi che hanno segnato il 2007».

lunedì 3 dicembre 2007

L'Italia dei geometri/3

Il circa mezzo milione di geometri italiani (100.000 professionisti, 400.000 dipendenti pubblici) non ha gradito i riferimenti fatti da Francesco Rutelli nell'ormai noto discorso pronunciato al congresso del FAI di Assisi.
Il coro di proteste va dai blog alle reazioni degli ordini professionali provinciali (tra i quali quello di Ancona) fino alla protesta ufficiale del Consiglio Nazionale dei Geometri, il cui presidente Pietro Panunzi ha scritto una lettera al Ministro dei Beni Culturali in cui rifiuta l'assioma geometra/progetto scadente ma anzi rilancia sulla annosa richiesta di ampliare le competenze dei tecnici diplomati.
Francesco Rutelli ha risposto il giorno successivo con una lettera cordiale in cui elogia i geometri, li invita ad un incontro e indica a cercare nella stampa i colpevoli dell'equivoco.

Buone notizie da Bali

Da oggi i rappresentanti di 187 nazioni sono riuniti a Bali per la 13a COP (che sta per Conference of the Parties), la annuale conferenza sui cambiamenti climatici organizzata dalla UNFCCC.
In apertura di sessione, quando in Europa era ancora notte fonda, un grande applauso ha accolto l'annuncio fatto dall'Australia che finalmente ratificherà il Protocollo di Kyoto. Questa decisone lascia ancora più soli gli Stati Uniti, che restano l'unico grande paese industrializzato a non avere sottoscritto il trattato che scadrà nel 2012. La svolta australiana è il primo segnale politico del nuovo primo ministro laburista Kevin Rudd. Nelle elezioni di due settimane fa Rudd ha scalzato il conservatore John Howard, che aveva sempre ignorato il protocollo di Kyoto.
Nella sessione di apertura di Bali è intervenuto anche il direttore della DG Ambiente Artur Runge-Metzger che, a nome dell'Unione Europea, ha chiesto di stabilire una road map che permetta di concludere entro il 2009 i negoziati per il dopo Kyoto, visto che la scadenza del 2012 è ormai vicina. Su questa esigenza ha concordato anche il capo delegazione USA Watson. Questa decisione carica di significato la COP 15 prevista a Copenhagen nel 2009.
A Bali naturalmente è presente anche l'Italia e la prossima settimana arriverà il ministro Alfonso Pecoraro Scanio. Sostenibilitalia in questi giorni darà aggiornamenti continui su quanto sta succedendo alla conferenza.